MilanoNera ha avuto il piacere di intervistare Viveca Sten al Salone del Libro di Torino in occasione dell’uscita per Marsilio di L’estate senza ritorno, il nuovo libro della serie degli Omicidi a Sandhamm ….
Negli stessi giorni in Svezia è uscito il nono e l’autrice ha già firmato per altri tre.
Ciao Viveca e benvenuta su MilanoNera.
Questo è il terzo libro edito in Italia della serie degli Omicidi a Sandhamm, cosa diresti a qualcuno che inizia a conoscerti partendo da questo libro?
Direi che è uno dei libri migliori da cui iniziare…
Perché hai deciso di ambientare i tuoi libri in un piccolo villaggio come Sandhamm? Mi ricorda molto St Mary Mead o Cabbot Cove, piccole cittadine sconvolte da molti omicidi…
La mia famiglia possiede una casa a Sandhamm da più di cento anni, tutti i membri della mia famiglia hanno passato lì le estati, mio padre ci andava da bambino e io anche, così’, quando ho iniziato a scrivere, ho pensato che fosse un’ambientazione perfetta per una crime novel. C’è qualcosa di affascinante nel pensare che in un posto meraviglioso, in un paradiso estivo, in un luogo di vacanze pieno di bimbi che giocano festosi, qualcosa si annidi nell’ombra, pronto ad attaccare. Non si è mai al sicuro, nemmeno quando pensi di esserlo. E proprio questo contrasto è quello che gli autori di crime cercano, lo scenario perfetto per dirti: attento, guardati le spalle,il male è ovunque.
In L’estate senza ritorno entriamo dentro la storia grazie ai racconti dei vari personaggi,.Hai usato i diversi punti di vista per ricostruire e svelare il mistero. È come se, piano piano, ogni personaggio portasse la sua tessera del puzzle per ricomporre il disegno. È stato complicato scrivere seguendo questa struttura?
È stata la prima volta che mi sono cimentata con questo tipo di narrazione. Io cerco di reinventarmi a ogni nuovo libro. Ogni volta cerco di raccontare la storia in un modo diverso. Quando scrivi un seriale, i personaggi principali sono sempre gli stessi, Thomas e Nora, l’ambientazione è la stessa, Sandhamm, e perciò io sento la necessità di sfidarmi sempre con qualcosa di nuovo e voglio che anche il lettore sia ogni volta piacevolmente sorpreso, voglio che dica: Wow, ha trovato un nuovo modo originale di raccontare la storia! Ho il terrore che il lettore possa dire che il nuovo libro non è altro che la copia del precedente. Con L’estate senza ritorno mi ha affascinato l’idea che, ogni volta che il lettore pensava di avere capito come si erano svolti i fatti, un nuovo resoconto della serata fatto da uno dei personaggi, un nuovo punto di vista, una nuova angolazione sconvolgessero le sue certezze e ribaltassero tutto.
In L’estate senza ritorno ti concentri soprattutto su i teenager, sui loro rapporti di amicizia e con i genitori, genitori che sembrano non voler invecchiare mentre i figli vorrebbero già essere adulti. Ragazzini che agiscono non pensando alle conseguenze dei loro comportamenti..
Esattamente, perché il loro cervello non è ancora completamente formato; Il lobo frontale che è la sede dei sentimenti , della loro analisi del senso di responsabilità , dell’analisi delle conseguenze, si sviluppa completamente solo verso i 23, 24 anni.
E proprio qui si annida uno dei problemi principali del rapporto tra genitori e figli. Gli adolescenti sono sono ancora in grado di comprendere appieno quello che cerchiamo di insegnare. Ho tre figli e so cosa vuol dire avere tre teenager ed è per questo che ho deciso di scrivere questo libro. Ho voluto usare tutte le mie emozioni, la mia ansia, tutte le mie paure e inserirle nella storia.
Purtroppo non puoi proteggerli sempre da tutto. Quando i miei figli erano piccoli, sapevo tutto di loro, conoscevo gli amici e i genitori dei loro amici. Una volta cresciuti è cambiato tutto: con chi vai? Amici..Quando torni? Non so..ti chiamo, ho il mio telefono…
Molti dei ragazzini del tuo libro sono figli di divorziati, questo aggiunge ulteriori difficoltà e problemi?
È difficile educare dei figli quando entrambi i genitori sono presenti e la cosa non migliora certo quando i genitori sono separati. Spesso poi capita che i nuovi compagni abbiano figli a loro volta. Patrigni, matrigne e fratellastri rendono più complicato tutto, perché i teenager hanno bisogno di attenzione costante. Anche con le migliori intenzioni, è davvero difficilissimo. Ho parecchi amici divorziati, vedo le loro difficoltà e ho voluto descriverle nel mio libro.
Uno dei problemi maggiori dei ragazzini è che appaiono invece di essere, agiscono e si atteggiano per piacere e compiacere gli altri.
Credo che la nostra società mandi dei messaggi sbagliati alle ragazzine: devi piacere ai ragazzi, devi preoccuparti del tuo aspetto, devi essere perfetta. Le donne hanno ancora molta strada da fare prima che si possa dire di avere veramente uguaglianza e pari opportunità.
Se guardi Facebook, Instagram, Snapchat vedrai che tutti sono bellissimi e perfetti, la vita sembra meravigliosa sui social, ma ovviamente non lo è. Stiamo bombardando le ragazzine con questi messaggi profondamente sbagliati. Sembra che avere un boyfriend sia essenziale, quando, ovviamente, non lo è.
I ragazzi del tuo libro si sballano con alcool e droga. Come è la situazione in Svezia?
Credo che tutti i teenager abbiamo provato alcool o droga. I ragazzini protagonisti di L’estate senza ritorno provengono tutti da famiglie abbienti, hanno soldi e possono permettersi droga e alcool. Sono forse più felici?
Decisamente no! I genitori li riempiono di soldi e beni materiali, dimenticando che il dialogo, l’amore e la vicinanza sono le cose che contano davvero.
Il vivere un un ambiente privilegiato non rende immuni dai problemi.
Credi che i genitori tendano a nascondere le colpe dei figli e a difenderli a oltranza, anche contro ogni evidenza?
Sì.È un fenomeno globale. Ero in tour in Canada e mi hanno fatto la stessa domanda, così come in Germania e Svezia. I genitori tendono a proteggere i ragazzi così tanto che i figli si trovano poi impreparati ad affrontare le difficoltà. Siamo molto “morbidi” con i nostri figli e anche se lo capiamo e lo sappiamo è poi veramente molto difficile non esserlo…
I genitori devono imparare a investire di più nel rapporto emotivo con i loro ragazzi, nella presenza, nel dialogo, cosa che non fanno certo i genitori del libro…
Cosa pensi della vendetta?
È un istinto umano. Credo che l’idea di vendetta sia dolce al momento ma pessima sulla lunga distanza. Se rifletti sulle conseguenze della vendetta, ti rendi conto che è un’idea da non prendere nemmeno in considerazione.
Dai tuoi libri è stata tratta una serie televisiva, Cosa ne pensi, ti piace?
Penso che siano migliorati costantemente. Dopo la prima stagione non ero soddisfatta, ma piano piano sono riusciti a fare un ottimo lavoro e ora è fantastica. L’adattamento che hanno fatto di L’estate senza ritorno è eccellente, mi sono messa a piangere quando l’ho visto e dire che sono io che ho scritto il libro!
Sei coinvolta in qualche modo nella realizzazione della serie? Scrivi la sceneggiatura?
No, non la scrivo perché è un modo di scrivere diverso,che non mi appartiene. Me la fanno leggere una volta finita e io faccio qualche commento. Partecipo alla serie con qualche cammeo in ogni episodio,come Alfred Hitchcock: posso essere seduta al tavolino di un bar o essere un’ospite a una festa. Ogni volta una piccola apparizione di pochi secondi.
Come hai iniziato a scrivere crime?
Ho fatto l’avvocato per venti anni e poi ho scritto tre libri che non erano fiction ma trattavano di questioni legali. Tre mattoni noiosissimi.. Poi mi è venuta la voglia di provare a vedere se riuscivo a scrivere qualcosa di diverso. Dato che ho sempre amato la crime fiction ,mi sono detta: proviamoci!
E così ho scritto il primo in diciotto mesi. Era solo un esperimento, ma poi mio marito ha detto: ci hai investito così tanto tempo che dovresti provare a mandarlo a qualche casa editrice. Io non volevo, pensavo avrebbero riso di me. Ma poi ho ceduto e l’ho mandato e tre editori. Dopo appena due settimane l’editore più grande mi ha risposto dicendo che il libro gli piaceva molto. È stato sorprendete per me.
Facile e veloce…
Ovviamente ho dovuto riscriverlo e sistemarlo. Successivamente ho scritto altri tre libri mentre ancora lavoravo come avvocato, poi la produzione televisiva mi ha chiamato dicendo che voleva produrre la serie, contemporaneamente sono arrivate le traduzioni per molti paesi e gli inviti ai tour, alle presentazioni, ai festival. Ho dovuto prendere una decisione perché era diventato impossibile continuare a fare l’avvocato e decisamente non potevo e non volevo abbandonare la scrittura. È stata una scelta difficile, mi ci sono voluti tre o quattro mesi per decidere, ma il giorno in cui sono andata in ufficio a licenziarmi, sapevo che stavo facendo la cosa giusta per me. Non ho mai avuto rimpianti. Amo quello che sto facendo ora e voglio farlo per il resto della mia vita.
Mai avevo pensato di poter diventare una scrittrice, non era nei miei piani, anche se ora, guardando indietro , mi rendo conto che al liceo ero nel giornale della scuola e avevo scritto un libro per un progetto scolastico, all’università ero editor del giornale della facoltà di legge, insomma, in qualche modo la scrittura era già parte di me senza che me fossi resa conto.
Cosa leggi?
Di tutto, sono onnivora, dai chicklit ai saggi. Ho libri ovunque , anche sul telefono, così li ascolto. L’unica cosa che non faccio mentre scrivo è leggere altri crime. Voglio tenere la mente libera e non essere influenzata in alcun modo.
E a chi mi chiede consigli su come diventare scrittori dico: leggete, leggete tanto e di tutto!!
MilanoNera ringrazia Viveca Sten per la disponibilità