La valle dei bambini perduti – Artur Nuraj



Artur Nuraj
La valle dei bambini perduti
Marsilio
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Tirana, 1985.
Nell’Albania comunista, pochi mesi dopo la morte  del feroce dittatore Enver Hoxha, Albertina Basha,  bella figlia diciassettenne di un importante membro del Partito, segretario degli Affari Esteri,  viene trovata dalla  domestica a metà mattinata impiccata alla ringhiera di ferro battuto di un balconcino interno del salotto di casa. Una bella abitazione a due piani  situata nell’imponente quartiere di Bloku, la zona più esclusiva della città, un ritaglio di paradiso praticamente inaccessibile  circondato da guardie armate. 
L’adolescente studiava danza, era molto brava, frequentava solo un’amica oltre alla famiglia e, a detta dei parenti più stretti, madre, padre e un fratellastro molto più grande di lei,  non aveva motivi per togliersi la vita. A prima vista tuttavia la sua morte sarebbe un perfetto caso di suicidio, ma Ludovik Lamani, giovane detective originario di Valona, tradizionale città del nord, appena promosso, trasferito e assegnato all’indagine dal commissario capo in persona, nota subito sulla scena del crimine alcuni particolari che glielo rendono per lo meno dubbio . Primo, la giovanissima morta non ha lasciato scritto dietro di sé una qualunque cosa quali una lettera, un biglietto, un diario  per spiegare il motivi del suo gesto, poi Lamani, per sua precisa esperienza, ritiene il suicidio per impiccagione una strana scelta per la  mentalità di un adolescente. E anche il medico legale, dopo aver esaminato da vicino i segni sul collo della ragazza è perplesso e sollecita un esame autoptico. Certo poca cosa per ora per pensare all’eventualità di un omicidio  ma l’autopsia, chiesta dal procuratore ed eseguita con priorità assoluta, vista l’importanza della famiglia, oltre a riscontrare sul corpo della ragazza evidenti segni sul collo che denotano uno strangolamento piuttosto che un’impiccagione, appurerà che il suicidio era una messa in scena, ma anche che Albertina Basha era incinta.  Scomoda verità e scomodo caso da sbrogliare per Lamani costretto a barcamenarsi   con le alte leve del potere  e che pochi giorni dopo  si vedrà anche assegnare un altro caso. 
Una coppia di anziani  rom  infatti  ha denunciato la scomparsa da più di un mese di Azbi, un nipote di nove anni, dal loro accampamento ai piedi del monte Dajti. Per loro poi si tratta  addirittura del secondo nipote svanito nel nulla. Quattro anni prima infatti  anche un altro nipote  Faruk  era   sparito come Azbi, poco lontano  da Valona.
Basterà poco al giovane detective  per appurare che negli ultimi dieci anni ci sono state almeno nove denunce per la sparizione  di piccoli  nomadi tra Tirana e altre città albanesi. Tutti casi  che presentavano le stesse caratteristiche e tutti ,ohimè, archiviati per mancanza di prove.
Testardo e ambizioso, deciso a provare la sua capacità professionale, Ludovik Lamani invece intende  andare a fondo e provare a  risolvere i suoi casi con l’appoggio  di Vasil, una recluta, un  ragazzone della sua regione che lo segue come un’ombra, di Miha, la  bella ebrea, maestra di danza di Albertina e Brikena, la migliore amica di Albertina che sa di lei  molto di più di quanto dice.
Il suo compito tuttavia  si dimostrerà molto più difficile del previsto e soprattutto molto rischioso. Lamani infatti dovrà scontrarsi sia con la longa manu del potere, scomoda e implacabile, che  con  il Sigurimi, la terribile polizia segreta albanese,  una mostruosa piovra dalle mille identità. Uno scontro impari, senza alcuna speranza di  vera giustizia?  Senza contare poi  certi inquietanti  fantasmi del suo passato, dimenticati nel  profondo della sua anima. , che l’assalgono minacciosi  e  l’assillano di notte con spaventosi  incubi.
Protagonista e fulcro vitale  del romanzo, un noir duro, molto crudo ma coinvolgente  – con una cronaca che andando al di là dei fatti mira a inquadrare  il martoriato profilo politico-sociale dell’Albania durante il periodo del regime – è  il detective Lamani, personaggio centrato, uomo retto,  dalle idee  chiare, dotato di  mente lucida,  attenta, combattiva ma che dovrà confrontarsi con  un’agghiacciante realtà e i suoi peggiori  segreti, in grado di calarci nella la realtà politico-sociale  del vicino passato di un paese, insinuandosi nelle più oscure pieghe della sua storia.
Una storia  inquietante e  altamente drammatica per le sue dirette  conseguenze su una intera  popolazione,  quella che fa da cornice e crudele canovaccio a  questo La valle dei bambini perduti di Artur Nuraj. Una storia  durissima ma utile a  introdurre  e spiegare  in qualche modo al lettore le aberranti regole e  il marciume che  hanno governato l’Albania durante  la lunga era della dittatura comunista sotto il ferreo dominio di Enver Hoxa.

Patrizia Debicke

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