Soltanto silenzio



Massimo Cassani
Soltanto silenzio
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Il commissario Alessandro Micuzzi mi piace. Uomo intelligentemente calibrato, non si sente una cima, è smemorato, mangia male, si veste peggio,fuma un toscanello, s’immalinconisce per il lavoro, è complessato dal ricordo del suo matrimonio fallito e poi francamente la sua Milano pare quasi più vera di quella reale.
Piove per tutti, ma c’è sempre qualcuno su cui piove peggio, annuncia il sottotitolo della storia. Verissimo ma soprattutto piove, scroscia ininterrottamente su una Milano inzuppata per almeno due terzi della storia, bagnando imparzialmente protagonisti e comprimari.
Un prologo che attacca riportandoci a Milano nell’ ottobre 1978. Una domenica pomeriggio, durante una partitella all’oratorio del quartiere di Casoretto, il decenne Aristide Mastronardi, appassionato di calcio e che sogna un futuro da carabiniere come il padre, viene steso in area. Rigore, fischiato da un mini arbitro, l’allora ragazzo Sandro Micuzzi, che diventerà il nostro eroe e un commissario di Polizia. Rigore contestato che scatena una rissa. E mentre tutti i presenti all’incontro si picchiano di santa ragione, poco lontano dal campetto di calcio succede un qualcosa collegato a uno dei fatti più tenebrosi e discussi dell’Italia negli anni di piombo. Qualcosa passa di mano, ma cosa? tra il padre di Aristide, l’integerrimo carabiniere Salvatore Mastronardi, e uno straniero… Solo Gaetano, il figlio maggiore, vede per caso e coglie al volo solo le parole: lo zio americano.
A più di trentacinque anni di distanza, in una Milano autunnale, quel misterioso dono allo zio americano, affidato a un’insospettabile messaggera, torna inaspettato in Italia, spedito indietro da un celebre avvocato di Manhattan. E il commissario Micuzzi, sbattuto a inaugurare il commissariato di via Padova, oltre a dover affrontare la nuova e non lieta «sorpresa» della sua viziata ex moglie Margherita, un fidanzato inguaiato parecchio, si troverà immerso fino al collo in una vicenda piena di confusione, peggiorata dalle rivalse e dalle ambiguità, con in testa il suo incubo, il questore Nardò, che imperversa. E, non basta, nonostante l’aluccia da angelo custode prestata dal procuratore Cavalli, deve barcamenarsi anche con la presenza invisibile – si fa per dire perché fanno un gran casino e rompono le scatole – dei Servizi segreti italiani. Questi sono gli ingredienti saporiti della ricetta. Con la pista che si complica, Micuzzi rischia di andare in tilt, ma va avanti testardo e riesce a tirare le fila di un funambolico carosello di ipotesi. Però, però… Riuscirà Micozzi a venirne a capo e a dribblare la longa manu dei servizi internazionali????
Scrittura vivace per una trama divertente di un giallo con pochissimi morti ammazzati (e soprattutto fuori scena) che si legge tutto d’un fiato.

Patrizia Debicke

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