In occasione della lettura di Paradise City, la redazione di Milano Nera ha avuto il piacere di porre qualche domanda all’autore Joe Thomas.
Innanzitutto la ringraziamo per la disponibilità.
Per molti il Brasile è una specie di Luna Park o, per i più golosi, una sorta di torta appetitosa glassata verde e oro con cui abbuffarsi. Leggendo Paradise City si scopre che il dolce è cucinato con i peggiori ingredienti criminali. Oltre alla sua esperienza decennale in Brasile, ci sono altri motivi che l’hanno spinta a scegliere São Paulo come ambientazione del suo romanzo?
Questa è una domanda con una risposta in tre parti:
L’idea per il mio romanzo Paradise City è nata in un fine settimana del 2006, dal mio interesse per il crimine organizzato, l’industria delle costruzioni e Cazuza [ndt cantautore brasiliano].
La banda PCC gestiva il crimine di San Paolo dalla prigione [Primeiro Comando da Capital, organizzazione criminale brasiliana]. Volevano vedere i Mondiali del 2006 su grandi televisori a schermo piatto e chiedevano un maggior numero di visite coniugali.
Il PCC è come una corporazione, sono molto organizzati e generalmente ottengono ciò che vogliono.
Le richieste furono respinte.
In risposta, il PCC disse alle autorità che il rifiuto: “causerà un po’ di caos”.
Per tre giorni, San Paolo ha sperimentato i disordini provocati dai PCC. I delinquenti ancora a piede libero, attaccarono la polizia e dirottarono gli autobus per incendiarli e abbandonarli sulle principali autostrade. Ci sono state anche notizie di incursioni negli edifici pubblici.
Il bilancio fu di oltre centocinquanta persone uccise tra poliziotti, gangster e civili colpiti da proiettili vaganti. La città si bloccò, le autorità gettarono la spugna e diedero ai PCC ciò che desideravano.
Il figlio del capo della polizia studiava nella scuola dove lavoro. Gli agenti che furono feriti durante gli scontri ricevettero l’indennità di servizio a causa del trauma e quant’altro. Il capo della polizia lo comunicò al preside. Il fatto è che, venendo a conoscenza di questo, un numero di agenti spararono alle proprie stazioni di polizia poiché i fori dei proiettili potevano essere usati come prova dell’attacco. Anche loro, disse il capo della polizia, rivendicavano la stessa indennità.
La particolarità del crimine, la sfacciataggine delle pretese, la risposta e il comportamento implicito della polizia mi sembrarono proprio brasiliani.
Paradise City inizia con una favela e una pallottola vagante.
Mentre attraversavo Paraisópolis notavo i volti tormentati, la scia di spazzatura e disordine, i bambini seminudi e le case ammassate e improvvisate.
Dal balcone della casa in cui vivevo si vedeva un imponente edificio a torre. Di notte, solo un paio degli appartamenti erano illuminati. Il mio amico Mario rideva quando sostenevo che dovevano avere dei prezzi proibitivi per non essere stati ancora tutti venduti.
“Costosi?” Diceva. ‘Compagno, li stanno costruendo in economia. C’è una piscina su ogni balcone e pensa che si sono dimenticati di prendere in considerazione il peso extra dell’acqua. Quando le hanno riempite, le colonne di supporto nelle fondamenta si sono incrinate. “
Tuttavia, alcune persone pagano oltre un milione di reais per averne uno.
Un’epigrafe di Paradise City proviene da una canzone di Cazuza, il poeta degli scontenti. I suoi testi sono discorsivi e profani, predicano inclusività e tolleranza e trovano un’eco in Paradise City:
“Transformam o país inteiro num puteiro
Pois assim se ganha mais dinheiro”
Trasformano un intero paese in un bordello
Perché in questo modo fanno più soldi.
Questi elementi mi offrivano l’opportunità di raccontare la storia della città.
Immagini la scena. Lei e Mario Leme al tavolo di un bar, cosa berreste e di cosa parlereste? Vi raggiungerebbe anche Lisboa?Berremmo birra e mangeremmo formaggio con salsa piccante e, probabilmente, parleremmo di tennis e calcio. Lisboa passerebbe, sì, certo, e ci direbbe che ci sbagliamo su tutto, qualunque sia la nostra opinione.
Destino e Saudade. Siamo condannati a vivere questa simbiosi in cui l’una è la cura dell’altra?
Questa è un’idea interessante. Non sono sicuro che la esprimerei proprio così, però, forse, mi riferirei al presente e al passato più che al destino e alla saudade. C’è una battuta nel romanzo: San Paolo non ha passato. Ovviamente è un po’ superficiale, ma dice qualcosa di quello che provo per la città che è inesorabile e non guarda mai indietro. La terza parte della mia trilogia – o quartetto, vediamo! – Playboy, è ambientata durante le proteste anti e pro Dilma. Verso l’inizio del romanzo, un personaggio dichiara che l’indagine sulla corruzione, la Lava Jato, che ha fatto cadere il governo di Dilma, e le sue conseguenze – economiche e politiche, in termini di perdita di fiducia nelle istituzioni democratiche – condurrebbe a un leader populista, uno che potrebbe promuovere la posizione intransigente della dittatura militare. C’è uno strano paradosso tra guardare avanti e indietro, credo, al momento. Alla fine, l’unica verità è che i brasiliani onesti e laboriosi soffrono. Penso che il Brasile odierno sia ormai diviso e triste (in italiano nel testo), triste. Questa è la pesante sensazione che mi trasmettono i miei amici brasiliani. Mi rendo conto che si tratta di una digressione ma è quello che provo nell’esaminare la tua domanda: è abbastanza difficile pensare a una questione come questa senza riferirsi a ciò che sta accadendo ora.
La letteratura deve essere solo intrattenimento oppure c’è qualcosa in più?
Sono convinto che tutta la buona letteratura sia politica, e immagino – forse ingenuamente – che io sia un romanziere politico. Credo che la cosa fondamentale sia sempre essere rigorosi e consapevoli. So che il mio romanzo è profano ma spero sia discorsivo. Esplora i meccanismi del potere a San Paolo e di come questi si estendano anche in certi livelli della società per mantenere lo status quo. I personaggi di Leme e Silva, il giornalista, sono una lente attraverso cui è possibile raccontarlo. La San Paolo dei miei romanzi “Gringa”, “Paradise City” e ora “Playboy” – pubblicato nel Regno Unito a maggio – ha molto in comune con la Londra contemporanea. Vi sono profonde divisioni politiche nella società; è in atto un processo di gentrificazione e pulizia sociale; c’è un’élite politica sorda alle sofferenze dei diseredati; il tragico crollo di un progetto di edilizia sociale; contrapposizioni violente tra ceti sociali; la dicotomia di una fiorente industria edile e una crisi abitativa sempre più profonda, edifici di lusso abitati da fantasmi.
Mario Leme è un personaggio di un romanzo, ma c’è bisogno di uomini come lui nella realtà? Potrebbe esistere solo in Brasile o anche altrove?
Il mondo sarebbe migliore se ci fossero più persone come Leme. È un bravo ragazzo, è divertente, è audace, un po’ingenuo, onesto, una buona compagnia. È in gamba. Penso che abbia un aspetto brasiliano, peculiare al suo personaggio, ma le sue qualità – e le sue debolezze – si traducono praticamente ovunque.
Vorrei approfittare del fatto che lei è un insegnante di scrittura creativa. Qual è il primo consiglio che darebbe a un aspirante scrittore?
Non sono nella condizione di dare consigli, ma direi che, almeno per me, è stato fondamentale capire perché stavo scrivendo, poi quale poteva essere la forma migliore per la storia che volevo raccontare.
In realtà, ancora oggi sto elaborando quella storia.
Queste cose sono successe subito e poi ho capito che avevo del materiale su cui lavorare. Ci sono voluti anni per scrivere e per essere pubblicati. La pazienza, forse, è il miglior consiglio: sii paziente.
Una curiosità. Purtroppo Gringa è ancora inedito in Italia, ma vorrei chiederle c’è qualcosa del Brasile che le sfugge, che ancora non è riuscito a “mettere su carta”?
Sono molto fiducioso per la pubblicazione di Gringa in Italia. Sono entusiasta della risposta dei lettori italiani a Paradise City e spero che lo sia anche il mio editore. Idealmente, vorranno pubblicare Gringa e poi Playboy. Penso che i tre romanzi funzionino bene come una trilogia, anche se ora sto lavorando a un libro leggermente diverso che formerà la parte finale di un quartetto, spero! In definitiva, sto ancora cercando di capire San Paolo e la mia esperienza che ho avuto con la città. I recenti sviluppi politici forniranno un contesto interessante…
La redazione di MilanoNera la ringrazia e le augura buona scrittura.
Ringraziamo anche Costanza Ciminelli e la Carbonio Editore perché senza il suo aiuto questa intervista non sarebbe stata possibile.