Perfect day – Romy Hausmann



Romy Hausmann
Perfect day
Giunti
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Ci sono attimi indelebili nella vita di ognuno. Frammenti che si cristallizzano e saranno ricordati per sempre. Com’è per Ann, la protagonista di questo romanzo. Lei e suo padre stanno attendendo che arrivi la pizza, mentre sullo sfondo Lou Reed canta Perfect Day. Il loro disco di vinile preferito. Sì, proprio un giorno perfetto, non c’è che dire, perché trascorso insieme. Solo loro due, come d’abitudine. Che sarà anche l’ultimo per la loro famiglia esclusiva. 

Subito dopo infatti suonano alla porta, ma non è il garzone delle pizze. E quella “bolla” sicura, seppure senza grossi slanci o scossoni, in cui il professore filosofo Walter Lesniak dalla morte della mamma ha rinchiuso sua figlia, va in frantumi. A rovinare tutto sarà la polizia che farà irruzione in casa, e arresterà quello che dopo quattordici anni d’indagini è diventato il professor morte. È lui infatti l’assassino seriale anche conosciuto come il killer dei nastri rossi. Uno che ha ucciso ben dieci bambine, scomparse nel tempo nei dintorni di Berlino, poi ritrovate grazie a dei nastri rossi che l’omicida disseminava in prossimità dei corpi. Una sorta di Pollicino con le molliche di pane, però malvagio e dallo scenario spaventoso.

Ann comunque non ci crede. Può quel padre, che l’ha cresciuta con tanta dedizione, essere un mostro? Lei è sempre stata la sua coccinella, anche adesso che ha ventiquattro anni. E infatti, dopo avere letto con attenzione il fascicolo degli atti dell’accusa, la ragazza intraprende un’indagine personale nel tentativo di riabilitare il nome del padre, che ritiene innocente. Un uomo che dopo essere stato rinchiuso in carcere è divenuto inspiegabilmente apatico. Che all’improvviso è muto e neanche prova a difendersi. 

La povera Ann non riesce a concepire quella sua reazione e farà l’impossibile per dare un nome al vero colpevole. Anche se ciò vorrà dire mettere in pericolo se stessa e chi l’aiuta, perché dimostrare la falsità di quell’accusa infamante diventa per lei una questione di identità.

Perfect Day di Romy Hausmann, edito da Giunti nell’ottobre 2022 e con traduzione di Alida Daniele, è un thriller molto ben architettato. È la quotidianità che sfocia in tragedia. Là dove la nebulosa incertezza che immerge il lettore, per buona parte del viaggio, troverà alla fine le sue motivazioni. Un’immersione totale nei lati più scuri dell’animo umano e nell’abisso profondo delle emozioni. Queste ultime, talmente tormentate da non sembrare neanche umane.

Romy Hausmann ha lavorato come caporedattrice di una casa di produzione televisiva a Monaco e poi come libera professionista della tv. Ha un modo cinematografico di scrivere, che tiene avvinto il lettore senza difficoltà alcuna. Quel che propone, sebbene con continui colpi di scena, non viene percepito come qualcosa di assurdo, messo nero su bianco soltanto per stupire, bensì come un’analisi probabile e profonda di malattie mentali plausibili, ancor di più se manifeste dopo grossi traumi. Intrattenendo piacevolmente, l’autrice mette così in guardia sul fatto che la realtà sia più complicata di quel che appare, talvolta più crudele persino della stessa finzione.

Un assassino con un modus operandi. Bambine piccole e nastri rossi che portano al loro cadavere”. Mai più un giorno perfetto, che rimane quindi una nostalgica canzone. Come sinistra è la sua chiusa: raccoglierai ciò che hai seminato.

Un romanzo che si fa divorare, vivamente consigliato agli amanti del genere.

Cristina Biolcati

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