Mai come in questo caso si potrebbe affermare che il titolo riassuma in maniera efficace la storia. Playboy a Miami, infatti, racconta le avventure di quattro single sui trenta alla caccia di ragazze; vitelloni a stelle e strisce nella Miami anni novanta, con soldi in tasca e voglia di divertirsi. Troppa forse, visto che ognuno di loro si troverà invischiato in un omicidio.
Per i quattro, la vita, nell’assolata Florida, non è per nulla difficile: cocktail a bordo piscina, serate a suon di biliardo, strafottenze, scommesse assurde. Purtroppo una di queste li porterà nel posto sbagliato: un cinema drive-in dove si ritroveranno in macchina il cadavere di una minorenne, evento da cui prenderà il via tutta l’azione. Ossia una serie di strampalate e taglienti vicende a base di mogli soffocanti, killer implacabili, fughe, camicie sgargianti, alcol e hostess libertine.
Playboy a Miami è, nel complesso, un romanzo spietato, lucido, incalzante sulla bestialità della vita umana nelle metropoli americane. Una folgorante gimcana sulla sottile linea oscura che separa una vita agiata, rispettabile, “regolare”, da un inferno in cui è fin troppo facile districarsi, incredibilmente impuniti, con cinica eleganza. E se cinematograficamente questo vi ricorda qualcosa, state tranquilli, siete sulla buona strada: lo stile ricorda Quentin Tarantino che, non a caso, proprio a Willeford ha dedicato il suo Pulp Fiction. Un personaggio davvero particolare, Charles Willeford, l’autore. Classe1919 trascorse l’adolescenza vagabondando per l’America sui treni merci fino a quando finì per arruolarsi nell’esercito uscendone vent’anni più tardi con una serie infinita di aneddoti pronti per essere riversati nei libri. Cominciò a scrivere a trentasei anni ma arrivò tardi al successo, nel 1984, quando pubblicò Miami Blues. Protagonista della vicenda, il detective Hoke Moseley: la sua Miami umida e selvatica, diventò subito un mito.
Seguirono due romanzi con lo stesso protagonista: Tempi d’oro per i morti e Tiro mancino, salutato come un capolavoro assoluto. A quel punto non ci furono più dubbi sul talento letterario di Willeford: l’anticipo pagatogli dall’editore americano per il quarto romanzo della saga di Moseley fu stellare. La prima edizione di Come si muore oggi venne data alle stampe nell’autunno del 1988. Willeford fece solo in tempo a vederla, a firmarne qualche copia. Morì proprio il giorno in cui il suo più grande successo uscì in libreria. Destino beffardo.
Dal 2005, i suoi romanzi più importanti sono riproposti nella prestigiosa collana americana Vintage dove Playboy a Miami è appena stato ripubblicato. Peccato ci abbia messo quattordici anni per essere tradotto in Italia. Quando si parla di soldi, e gli americani, come ben sapete, adorano parlare di quattrini, si sente che il libro è datato ma, per fortuna, la freschezza è rimasta intatta.