Tre amiche di trentadue anni, un’amicizia che dura da una vita e un viaggio a Parigi progettato circa vent’anni prima. L’adolescenza ormai è finita, l’età adulta è da poco iniziata e la vita non ha risparmiato alle tre donne dolori e colpi bassi difficili da dimenticare.
Ognuna di loro si porta dietro il proprio fardello di delusioni e sacrifici da cui spera di allontanarsi nella Ville Lumière. Ma un fardello reale sotto forma di un pestifero bambino di otto anni devono portarsi a Parigi, perché all’ultimo minuto il figlio di una delle tre amiche si unisce al gruppo.
Sarà proprio lui che dopo aver reso difficili i primi due giorni di vacanza in una Parigi piovosa, lontana dalle aspettative legate ai 18 anni delle ragazze, metterà in crisi le tre donne costringendole a fare il punto della loro vita.
La scrittrice adotta la metafora del viaggio da Torino a Parigi fino ad una soleggiata e spensierata giornata a Disneyland per proporre il percorso di tre vite bisognose di una pausa .
Si tratta veramente del risveglio dal sonno di un’esistenza che non sarà Parigi a cambiare, ma la presa di coscienza che le dinamiche familiari possono risolversi positivamente e qualcosa di buono può ancora esserci nella vita.
La costruzione del romanzo ha le caratteristiche di un puzzle. Ogni capitolo è il tassello di un mosaico che si compone a poco a poco costringendo il lettore a tenere le fila di tanti personaggi che sono parte integrante della vita delle protagoniste. Solo alla fine, come in un romanzo giallo, per il cui genere la scrittrice è famosa, tutto trova il suo posto: si comprenderà il vero ruolo e il punto di vista esatto di ogni personaggio e naturalmente la vita delle protagoniste.
Di fronte ad un libro di Margherita Oggero che non sia un giallo sono rimasta piacevolmente sorpresa perché il ritmo, l’azione e i colpi di scena del romanzo sono all’altezza di una vera giallista.