L’orizzonte della notte – Gianrico Carofiglio



Gianrico Carofiglio
L’orizzonte della notte
Einaudi
Compralo su Compralo su Amazon

L’avvocato Guerrieri si sente a fine corsa. Un cavaliere dimezzato e senza armatura, calato in un campo di battaglia le cui regole del gioco cominciano a sfuggirgli. In una lenta metamorfosi, il sacco da pugile che nei precedenti episodi ne aveva incassato gli sfoghi inizia a diventare l’interlocutore animato delle profonde irrequietudini, e così la malinconia gli avanza nell’anima come una nebbia destinata a inghiottire ricordi ed emozioni, anche quelle vissute in  differita, guardandosi vivere al di là del vetro. 

Mentre gli amori lasciati alle spalle si trovano a fare i conti coi tentacoli della malattia, Guido sembra essere fagocitato dalle mille sfumature di quel grigio che, virando dalle gradazioni calde al siderale più cupo, gli avvolge il cuore come una melodia in sol minore. L’unica scappatoia contro il demone della paura è perciò affidarsi all’esperienza di un bravo junghiano, un competente analista con cui rispolverare il velo di Maya e il profondo significato dei sogni. 

In un questa situazione di conflitto interiore irrompe Elvira Castell, una nuova cliente conosciuta per il tramite dell’Osteria del Caffellatte (rifugium peccatorum degli insonni) nonché gemella omozigote di Elena. La faccenda è tanto seria quanto cruenta: con un colpo secco di pistola puntata contro l’ex convivente, Elvira si è improvvisata giustiziera della sorella da poco suicidatasi a causa della solita relazione tormentata con un narcisista perverso.

Agli occhi degli inquirenti che notificano il decreto di fermo, si tratta di un crimine aggravato dalla  premeditazione. Riuscire a dimostrare le ragioni della legittima difesa, che l’imputata ha rimosso per amnesia selettiva, sarà la sfida da affrontare per Guerrieri. Ma qualcosa di inafferrabile si muove tra le pieghe giudiziarie del caso, destabilizzando il libero convincimento del protagonista.

In quest’ultimo romanzo Carofiglio mette in scena una trama meno ricca di colpi di scena rispetto ai precedenti della saga, ma non per questo meno riuscita. Il focus della narrazione è prevalentemente interiore, laddove la vicenda esterna diviene un ottimo spunto per riflettere sul significato spesso astruso delle regole del gioco in ambito giudiziario e sui principi fondamentali che dovrebbero tutelare. Come la presunzione di innocenza, che prevede la condanna dell’imputato solo quando la colpevolezza sia ravvisabile al di là di ogni ragionevole dubbio.

Questo parallelismo fa sì che la narrazione si svolga su un doppio binario: da una parte i drammi interni che affliggono l’anima del protagonista, dall’altra la battaglia legale che egli sostiene quasi alla pari di un imperativo categorico, ancorandosi al lavoro come un naufrago con l’ultimo salvagente del senso del vivere, fino a quando “il dentro” e “il fuori” si fondono in un unicum narrativo.

Malinconicamente graffiante, fino all’arrivo di un nuovo raggio di luce.

Silvia Alonso

Potrebbero interessarti anche...