Il treno fermo, sul binario, conduce alla penisola di Kyūshū. Alcuni testimoni vedono Otoki, una giovane donna, intrattenitrice all’interno di un ristorante e Sayama Ken’ichi, funzionario di un ministero, salire a bordo della carrozza. Sorridono e conversano amabilmente. Cinque giorni dopo, i loro cadaveri vengono rinvenuti, sulle rocce, nella baia di Hataka. Tutto fa pensare che i due fossero amanti e che si sia trattato di un duplice suicidio, le tracce di cianuro sono evidenti: il colorito delle guance non lascia dubbi. Probabilmente, con queste carte in mano, non ci sarebbe nulla su cui indagare. Tuttavia, qualcosa, di primo acchito, non torna. Non torna nella mente allenata e attenta del vecchio investigatore Torigai Jūtarō, del distretto di Fukuoka, e allo stesso modo le sue perplessità riescono a instillare il dubbio, anche nella mente di Mihara Kiichi, giunto dalla prefettura di Tokyo per indagare sul caso. Il dettaglio che emerge nella vita di ognuno dei personaggi che si avvicendano sul palcoscenico di questo romanzo, non fa che confermare sempre di più i sospetti. Tuttavia non ci sono le prove necessarie che servano a dare una spiegazione al gesto folle dei due giovani e non ci sono per far uscire dall’anonimato il colpevole. Se i due giovani erano amanti, allora perché, durante il viaggio verso la penisola di Kyūshū, il funzionario ministeriale ha cenato da solo? Usi e costumi indicano che una donna non si sarebbe mai sottratta alla vicinanza del suo accompagnatore, fosse anche solo per consumare una tazza di tè. Una volta giunti a destinazione, Sayama Ken’ichi, il cui nome, in quei giorni, viene associato al ministero coinvolto in un grosso scandalo di corruzione, ne era a conoscenza? Perché una volta, giunto a destinazione, si chiude in una stanza d’albergo per cinque giorni in attesa di una telefonata? Chi era la donna che aveva urgenza di parlargli? E dove era diretta la donna che era con lui? Queste domande vogliono chiudere il cerchio. I personaggi si muovono in un inverno piovoso, con un’ossessione per gli orari dei treni, dove pare che il nodo cruciale di tutta la dinamica criminale si possa sciogliere. Matsumoto Seichō, ritenuto da molti il Simenon giapponese, scrisse Ten to sen, titolo originale dell’opera, nel 1958. In questo romanzo, più che mai, la realtà non è affatto come sembra.
Tokyo Express
Paola Zoppi