L’albero dei microchip



Abate Carlotto
L’albero dei microchip
Ambiente
Compralo su Compralo su Amazon

“ Così scrivere sarà sinonimo di lottare. E Leggere di resistere”
Piergiorgio Pulisci sul noir mediterraneo

Piergiorgio Pulisci è uno degli scrittori che fanno parte del collettivo Mama Sabot che sotto la guida di Massimo Carlotto e Francesco Abate ha collaborato ad un altro romanzo, a breve distanza dal grande successo di Perdas de Fogu, : L’albero dei Microchip.
Le sue parole esprimono in maniera efficace l’appartenenza di questi coraggiosi autori ad un filone assolutamente minoritario del noir: il romanzo d’inchiesta.
E’ una scelta esistenziale prima ancora che letteraria, lastricata di fatica e ricerca continua, che riesce a far nascere un romanzo dietro l’altro perché nel momento in cui si delineano i contorni di un fatto si azzanna immediatamente un’altra tematica, dando vita ad un processo vivace di creazione e di sperimentazione letteraria continua.
L’albero dei microchip indaga sul traffico di smaltimento dei rottami tecnologici accompagnando il lettore attraverso due piani narrativi che scorrono paralleli e che solo alla fine si ricongiungono.
La trama è divisa tra la Liberia e il Piemonte dove a seguito di una spacconata crudele di ragazzini ai danni di un bambino autistico si trovano componenti di computer, sotterrati maldestramente in un campo.
In Liberia invece, nel tentativo di mettere ordine nel porto di Monrovia, dove si incrociano traffici illeciti provenienti da tutto il mondo, si intercetta, forse non proprio per caso, un carico di materiale informatico in disuso destinato ad una discarica illegale della zona.
In questo inferno a cielo aperto si riciclano come manodopera schiavizzata gli ex bambini soldato, incaricati di separare i pezzi ancora utilizzabili e dare alle fiamme l’irrecuperabile, ovviamente creando nubi mefitiche per se stessi e gli abitanti della zona.
Il ritmo della storia, come sempre, è sostenuto, incalzante e accompagna il lettore verso un finale sospeso nella sua drammatica ineluttabilità.
Nell’albero dei microchip sono presenti una serie di tematiche presenti anche in Perdas de Fogu, in primis il disastro ambientale causato dalle nuove vie di profitto della malavita.
Inoltre, è sottolineato il rapporto strettissimo tra fragili assetti politici di paesi allo stremo facile preda di dittature e malaffare mondiale corroborato da missioni militari dagli scopi sempre meno umanitari, ispezioni farsa e indagini pilotate.
Tutto ciò è studiato per consentire la creazione di un equilibrio dove il profitto economico non venga mai messo in discussione.
Sempre più difficile da identificare questo malaffare, sembrano suggerirci Carlotto e Abate, sempre meno fatto di inseguimenti a perdifiato e pistolettate e invece intriso di morti civili occulte, nuovi schiavi e devastazioni ambientali.
Il compito dei romanzi d’inchiesta è assolto in pieno, metterci in guardia dalla strisciante metodicità del danno che ci viene arrecato tutti i giorni, sistematicamente, contro ogni nostra aspettativa, mentre ci fanno sembrare che le paure vere dalle quali difenderci siano altre.
La macchina scova inchieste funziona, si affina, e regala a questo romanzo un’omogeneità narrativa e di linguaggio che ha del miracoloso vista la compartecipazione di più stili.
Perchè non c’è spazio per gli individualismi quando si vuole “lottare”, la compattezza è la carta vincente.

Alessandra Anzivino

Potrebbero interessarti anche...