Torna in libreria Edvarsson che avevo incontrato per la prima volta, leggendo il suo Una famiglia quasi normale. Ancora una volta con Troppo vicini una storia familiare e ancora una volta mischiata a qualcosa di imponderabile.
La casetta di Kopinge nella placida, profonda Svezia del sud, dove Mickael e Bianca e i loro due figli si trasferiscono lasciandosi alle spalle l’animata Stoccolma, dovrebbe essere il posto perfetto per ricominciare. . Lui è un insegnante, un professore di liceo e lei una mediatrice immobiliare e hanno due figli piccoli . Vanno ad abitare in una zona residenziale di buon livello, apparentemente idilliaca, un posto perfetto per vivere e crescere i figli, ma quando cominciano e incontrare e poi conoscere meglio i loro vicini, la loro iniziale sicurezza s’incrina lasciando spazio a una sensazione di disagio. I rapporti si ammantano di dubbi e incertezze. Ma non tutto è come sembra e non tutti sono chi dicono di essere. L’autore semina indizi durante la lettura, per confondere e ingannare. Chi è davvero e a cosa mira esattamente Jacqueline, splendida ex fotomodella con una vita spiazzante e fuori dalle righe e Fabian, suo figlio, poi si rivela uno strano adolescente, un quindicenne da tenere d’occhio. Per non parlare di Ola, impiegato di banca ma condannato per aggressione maniaco per la sicurezza, e gli ingombranti ma innocui Åke e Gun-Britt, pensionati, le vere vedette della zona, sempre vigili e attenti ai fatti altrui. Troppo ingombranti questi vicini?
Quando poi Bianca viene investita da una macchina poco fuori casa, si pensa subito che si tratti di un tragico incidente ma, mentre lei lotta per sopravvivere, in fondo a un letto di ospedale, cominciano ad affiorare i primi dubbi tra la polizia e nel vicinato. La polizia cerca di indagare e scavare più a fondo. Ombre sempre più nere e prima invisibili cominciano ad affiorare, scoprendo alcuni lati peggiori, oscuri, violenti, inconfessabili dei diversi personaggi e costringendo il lettore a chiedersi ma cosa c’è dietro e perché?
E tuttavia in un libro fatto di impulsi, improvvise sensazioni, reazioni incontrollate e incontrollabili mi pare difficile riuscire a dire di più senza svelare troppo dell’incastro della trama.
Edvardsson è molto bravo nel pennellare i ritratti dei suoi attori. Che poi sarebbero persone fondamentalmente comuni, finite all’improvviso e senza vera colpa in situazioni molto difficili e pericolose. E anche se al primo impatto potrebbe apparire un po’ scontato il tema “idillio in superficie ma sotto, sotto invece c’è l’inferno” il libro risulta un indovinato “thriller da quartiere residenziale”, motivato e psicologicamente attendibile.
Tutto il fulcro della storia tuttavia, della quale poi a conti fatti, parleremo ormai come di una tragedia, sarà che la vera e plausibile morte di una persona in un, come si supponeva, presunto e stupido incidente, pian piano si trasforma in un premeditato omicidio, tanto da costringere il lettore a chiedersi ma perché e “come diavolo andrà a finire?”
Proprio aveva fatto con Una famiglia quasi normale, anche stavolta l’autore ha suddiviso il romanzo in capitoli che narrano diverse storie, e inquadrano la trama secondo i diversi punti di vista che si alternano nel tempo e nello spazio. Punti di vista che ci aiutano a ricostruire cosa è accaduto prima e dopo l’incidente e a immedesimarci nella diverse prospettive di Mikael, il professore e dei suoi vicini di casa, tra i quali emergono con prepotenza Jacqueline e il figlio quindicenne Fabian.
Ma dove sta di casa la normalità in Troppo vicini? E perché mai dovremmo accettare che qualcosa di inimmaginabile possa trasformarsi e diventare consueto, accettabile, normale?
Insomma un sottile intreccio di incontrollabile perversione per un azzeccato cazzotto nello stomaco, come colpo di scena finale .
Troppo vicini – Mattias Edvardsson
Patrizia Debicke