Un nuovo thriller di Alex Connor, l’autrice di Cospirazione Caravaggio che, avvalendosi ancora una volta di una narrazione che si svolge su due piani paralleli ma divisi tra loro da quasi cinquecento anni, ci riporta nuovamente nel meraviglioso e misterioso mondo della pittura.
Si parte, in parallelo, da Londra all’inizio di novembre dei nostri giorni con un misterioso dipinto che viene fortunosamente ripescato da una turista, una donna italiana o meglio una veneziana Serafina Morgan, dalle limacciose acque del Tamigi per trasferirci con un immediato storico flash back a Venezia, nel 1555.
Nella Serenissima la morte sta affilando la falce. Un rigido inverno cela la città nella bruma, e sulle banchine o appesi ai ponti dei canali compaiono uno dopo l’altro dei cadaveri scuoiati di giovani donne. Sono le vittime martoriate di uno spietato serial killer che ben presto verrà soprannominato dal popolo Il cacciatore di pelli…
Il dipinto ripescato dal Tamigi e che verrà affidato dalla Morgan con il vincolo della segretezza a un vecchio e correttissimo gallerista Gaspare Reni, sarebbe il ritratto di Angelico Vespucci, noto mercante veneziano, un antico dipinto di Tiziano, che si credeva perduto per sempre. Una tela in cui il sommo Maestro aveva ricreato i tratti somatici dell’uomo e la ricchezza delle sue vesti, senza tradire la crudeltà del suo animo. Proprio Angelico Vespucci, infatti, avrebbe potuto essere lo spaventoso assassino, Il cacciatore di pelli. Purtroppo un’accusa che non si poté mai allora veramente provare. Soprattutto perché Angelico Vespucci scomparve da Venezia e sfuggì alla giustizia. E anche il suo ritratto fu trafugato.
Ma nonostante le precauzioni di Gaspare Reni e di Nino Bergstrom, che Reni considera come un figlio, la notizia del ritrovamento del ritratto di Tiziano vola sull’etere.
E poco dopo, con già i più importanti e spietati mercanti d’arte del mondo in fibrillazione e impegnati in una gara senza freni per impadronirsene, cominciano a saltar fuori in giro per il mondo dei cadaveri di donne senza pelle. Chi è l’assassino che semina il terrore? Sarà possibile riuscire a fermarlo?
Un fantasma tornato dal passato o un assassino in carne ossa? Un criminale psicopatico che ha scelto di impersonare un redivivo Vespucci? Circola infatti una leggenda che narra che il dipinto di Tiziano celi un antico segreto e si parla di una maledizione pronunciata da Angelico Vespucci prima di sparire che narrava: “… se il suo ritratto fosse tornato in circolazione, l’avrebbe fatto anche lui…” Possibile?
Beh ora basta spoilerare, per sapere bisogna leggere.
Il dipinto maledetto è un thriller ben costruito in cui storia e pittura traspaiono con orgoglio, regalandoci un calibrato ritratto del conviviale animo e dell’impagabile arte di Tiziano. Per Pietro l’Aretino invece l’autrice ha scelto di avvalersi delle peggiori dissacrazioni che tratteggiarono la storia del personaggio, accusandolo di diaboliche ed esecrabili nefandezze. Sara vero? O falso? Chissà…