La grazia dell’inverno – Louise Penny



Louise Penny
La grazia dell’inverno
Einaudi
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Dopo aver vinto l’Agatha Award (il Nobel del mystery) per ben 8 volte, Louise Penny ha conquistato anche il pubblico italiano, diventando un nome di culto per gli amanti del giallo classico. I suoi libri non sono stati tradotti in Italia seguendo l’ordine di pubblicazione in Canada, Paese natale della Penny, ma adesso Einaudi ha finalmente cominciato a proporli seguendo la loro genesi cronologica. Questo ci permette di conoscere il mondo del commissario Gamache e gli abitanti di Three Pines attraverso un progressivo svelamento, che avviene di romanzo in romanzo. La grazia dell’inverno è il secondo libro scritto dall’autrice, Gamache vive ancora a Montréal, sua moglie Reine-Marie è ancora bibliotecaria alla Biblioteca nazionale della città, e lui e Jean-Guy Beauvoir, che diventerà il suo futuro genero, si danno ancora del lei. Per la seconda volta, dopo l’omicidio narrato in Natura morta, il commissario viene chiamato a Three Pines perché si è verificato un delitto: l’insopportabile CC de Poitiers, designer nonché aspirante guru di una nuova filosofia di vita da lei creata e chiamata Li Bien, viene uccisa davanti a decine di spettatori durante una partita di curling tra gli abitanti del villaggio, fulminata attraverso una modalità che ha dell’inverosimile e su cui il buon Gamache dovrà riflettere e ragionare a lungo prima di giungere alla scoperta del colpevole. Un altro omicidio, apparentemente senza alcun collegamento con quello di CC, occuperà i pensieri del poliziotto: l’uccisione di una senzatetto, misteriosa e disperata. Leggendo le pagine della Penny non riesce difficile comprendere le ragioni del suo straordinario successo: la scrittrice canadese non è un’epigona dell’ inarrivabile Agatha Christie, ma una giallista moderna che ha colto l’evoluzione di questo genere e ha intuito le aspettative del pubblico. La Penny non è però un’autrice commerciale, un ben organizzato fenomeno editoriale, bensì una grande scrittrice che ha compreso come l’autenticità di chi scrive, il calore che sa infondere ai suoi personaggi, l’umanità dei loro comportamenti e, non ultimo, la presenza di quel sentimento di compassione universale verso chi soffre e verso chi è trascinato da motivi oscuri e imponderabili a compiere il male, siano la vera esigenza del lettore. Gamache riesce a sfuggire al cinismo che la sua professione di poliziotto tende a generare e in questo romanzo si evidenziano gli aspetti del suo carattere che lo renderanno amato dai suoi lettori: il bisogno di capire le ragioni del male, le ragioni dell’assassino, e una profonda e intensa pietà per tutti coloro che vengono travolti dalla violenza di un omicidio. Non esiste in questo libro un personaggio che si possa definire secondario, a tutti la penna dell’autrice dona un carattere e dei sentimenti, ma certo rimarranno a lungo nella mente del lettore la commovente saggezza della vecchia Émilie e la straziante infelicità della giovanissima Crie, figure tratteggiate con delicatezza e affetto dall’autrice. Il titolo, La grazia dell’inverno, è anche una metafora sulla vecchiaia, che può essere affrontata con grazia, con sapienza e con generosità, come fanno le tre amiche protagoniste del libro. In conclusione, una standing ovation meritatissima a un’autrice che rende il mystery letteratura.

Donatella Brusati

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