Antonio Casanova, dopo aver scritto libri per ragazzi, con “Ventuno” si cimenta per la prima volta con un thriller, e per farlo sceglie come argomento quello che meglio conosce, il mondo della magia, passando così dalle illusioni create su un palco, alle illusioni create nelle pagine di un romanzo.
In una torrida Las Vegas, il ritrovamento del corpo di un croupier con un tarocco tatuato sul braccio riapre un caso mai risolto di anni prima.A indagare, oltre ai detective, abbiamo un poliziotto in pensione particolarmente legato al caso, perché l’omicidio rimasto irrisolto è quello della sorella. E intanto, altri omicidi accadono, tutti in apparenza legati allo stesso caso, ma avvenuti in poche ore a migliaia di km di distanza.
Con il pretesto della trama gialla, decisamente buona per un esordio, Casanova descrive in modo lucido e abbastanza spietato il mondo degli illusionisti, presentati come megalomani e narcisi, pronti a tutto pur di raggiungere la fama e il successo.
Originale la scelta del protagonista che ha perso la vista in circostanze non meglio chiarite durante l’indagine sull’omicidio della sorella. Perché un non vedente? Perché nella vita , come nella magia, la vista inganna? La mente sa cogliere quello che l’occhio non vede? Anche Las Vegas, che fa da sfondo alla storia, inganna: dietro l’apparenza di luci sfavillanti si nasconde un mondo marcio, fatto di rivalità, corruzione, malavita.Una città che illude.
Un altro aspetto interessante che Casanova descrive, è l’importanza della tecnologia nella magia. Abili costruttori di illusioni e giochi magici stanno alle spalle del successo di un mago e del suo numero.
Verità, apparenza, trucchi e inganni,rivalità e ambizione sono gli ingredienti di questo libro che però alla fine un piccolo mistero lo lascia: il detective Nathaniel Poe, nel cui nome io credo di trovare omaggi a illustri personaggi veri o letterari, tornerà? Perché non tutto del suo passato è stato svelato…
Ventuno
Cristina Aicardi
