Patrick Fogli scrive il suo quinto romanzo, dopo aver pubblicato con Piemme e Perdisapop, per la collana VerdeNero di Edizioni Ambiente e lo fa affrontando un tema triste e scandalosamente trascurato, se non nei momenti d’obbligo: i danni provocati dall’amianto sulle persone che si sono trovate, inconsapevolmente, a respirarlo. Questo insieme di minerali silicati di cui è stato fatto abuso, in passato, soprattutto in ambito edilizio, presenta una nocività cui è impossibile sfuggire: le fibre di amianto, essendo piccolissime, si impiantano nel polmone e segnano la condanna a malattie come asbestosi, tumore alla pleura e carcinoma polmonare.
Le vite spericolate di Patrick Fogli sono in tutti i sensi s-pericolate: valicano un pericolo di cui erano ignare, si trovano a precipitare nello stesso e più scendono nel baratro più la disperazione impone a queste esistenze di rimisurarsi col pericolo, ognuna a modo suo, ma questa volta in una dimensione di trasparenza e ricerca di chiarezza. E dal pericolo emergono verità che siamo abituati a leggere nelle pagine di cronaca: il disastro fisico dopo l’inquinamento sconsiderato, il ritardo, la corruzione, i tentativi di oscuramento, la tragedia della malattia, la tenacia di chi crede ancora alla giustizia.
Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti. Primo tra tutti il fatto che le protagoniste siano al femminile e qui va un plauso a Patrick che ha reso realisticamente Caterina, ex presentatrice in un programma intelligente, donna combattiva, a tratti dura, ma di una durezza che si è ispessita a contatto con le meschinità e che si dissolve invece quando assiste la madre malata. Un altro aspetto è proprio questo, la malattia. O meglio, la resa della malattia. L’autore dimostra una grande capacità empatica e psicologica, evita banalizzazioni e affronta un tema delicato non con delicatezza ma con serietà. Il malato terminale non è un corpo fermo su un lettino, come spesso lo si dipinge. Il malato –l’altra protagonista femminile– è in primis una persona consapevole, a momenti insofferente, a momenti spazientita, a momenti angosciata. Sempre disperatamente aggrappata al pensiero: ricorda, fa i conti, si misura col tempo, tenta di colmare quel vuoto che è la totale mancanza di un senso. Ci riuscirà, alla fine, pur senza una vera e propria risposta. Ma questo ingegnere informatico che ha dato prova di grandi capacità letterarie dimostra che non sono solo le risposte che contano. A volte si nascondono e qualche coraggioso continua a rincorrerle. Altre volte purtroppo non si trovano. Al loro posto, l’intuizione della vita che merita il rispetto, sempre, nel piccolo e nel grande.