Il risveglio della notte



Francesco G. Lugli
Il risveglio della notte
Calibro 9- Novecento
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Scrive Andrea Pinketts per Il risveglio della notte di Francesco G. Lugli:
«Il debutto di Manzo irrompe nel mattatoio omologato del noir. Finalmente carne fresca».
Il libro si apre con un prologo, omologato alla più pura tradizione mafiosa, in cui si conosce lo zio Alfredo, il Boss milanesizzato della camorra, mentre gli animi che ribollono hanno già chiesto le prime vittime, facendo scricchiolare pericolosamente il patto stipulato tra clan malavitosi per il controllo del territorio.
E poi come potrebbe mancare sangue e carne in un romanzo che vede come protagonista Franco, un giovane macellaio che per diritto ereditario fa parte dell’élite meneghina del settore con bottega, anzi pardon: con la Boutique della costina del quartiere Ticinese (per i milanesi doc di Porta Cicca)? Il povero Franco, strozzato dalla crisi, ormai ha poco da perdere  perché anche sua moglie bambola viziata, rifatta a suon di fiumi di denaro, non appena ha annusato il rischio di dover stringere la cinghia, l’ha mollato. Con le spettro della carognate di Equitalia sul groppone e lo sconforto che l’attanaglia, non gli resta che rintanarsi nel suo allevamento di carni pregiate fuori città, per passare solitarie serate tra l’ambrata bottiglia e la pistola in mano, ma quando è lì, lì per decidersi e farla finita, un improvviso rumore di passi… Avrà dimenticato la porta aperta? Saranno quei maledetti del fronte di Liberazione Vegana cha da giorni deturpano la saracinesca della sua bottega con scritte in spray rosso scuro che minacciano «Un macellaio buono è un macellaio morto…»
Si alza di scatto e , nonostante l’alcol ingurgitato, riacquista di botto la sua lucidità, pronto a difendersi e invece il destino sta per regalargli un’ultima incredibile possibilità…
Non è facile e ogni scelta ha il suo prezzo, ma i soprusi patiti pesano come macigni sul groppone, la rabbia in corpo è tanta e ora… massì, basta lasciarsi andare, mettere la maschera, quella maschera bianca che poi diventerà il suo tratto distintivo, alla coscienza e assecondare il proprio lato più oscuro e sconosciuto.
In una Milano da incubo consumata dall’ incertezza economica è esplosa, in un’escalation di violenza, la spaventosa faida tra i due clan malavitosi che si spartivano la città e i morti si contano a decine. Le forze dell’ordine sono ormai al soldo delle robuste trame della corruzione. I pochi poliziotti retti e che ancora vorrebbero fare giustizia vengono esautorati o lasciati da parte costretti a inseguire fantasmi che li costringono a infilarsi in un vicolo cieco.
La scelta di Franco, che gli farà scoprire un altro se stesso, lo caricherà di adrenalina, cambiandogli la vita. Un macellaio non ha certo paura del sangue e uccidere è gli è congeniale, fa parte del suo DNA. Basta cambiare obbiettivo e dagli animali passare agli uomini…E poi questa sua scelta che lo trasforma in “Manzo”, un sicario al soldo di uno dei clan che si sta contendendo Milano, gli permette anche di salvare la sua bottega dall’usuraio sequestro concepito da Equitalia.
Ma il male, pur travestito da macchietta  mafiosa, imbevuta di web e che invece dei pizzini usa face book per comunicare, ha il potere di cancellare ogni illusione. Il Gelido, in missione, uccide con efferatezza e sega teste. Amici e avversari, che sprizzano atrocità, sono in balia degli avvenimenti che si susseguono e bisogna sempre guardarsi le spalle per non lasciarci la pelle.
Un’idea azzeccata per un romanzo che gronda sangue da «macelleria» ma che, a mio vedere, si sarebbe avvantaggiato dal taglio di alcune scene che appesantiscono la suspence e la rallentano.

 

Patrizia Debicke

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