Chimere – Sara Vallefuoco



Sara Vallefuoco
Chimere
Mondadori
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Le chimere sono esseri dall’aspetto ibrido e mostruoso, un mostro della mitologia greca, ma anche un pesce dall’aspetto orribile che vive nelle profondità del Mediterraneo. Sara Vallefuoco paragona a una chimera intesa come pesce il corpo gonfio e deformato dalla morte per annegamento di Ilide Mariani, sposa novella annegata nella vasca da bagno nella notte di Capodanno del 1900.

Morte accidentale o omicidio? Un bel quesito per i brigadieri Moretti e Ghibaudo della tenenza dei carabinieri di San Lorenzo in Lucina a Roma. A ben guardare anche il loro rapporto è una chimera: Moretti, romano figlio di un docente universitario, pragmatico e fiducioso nella neonata patologia forense tanto da aver creato il reparto di investigazioni scientifiche, Ghibaudo, torinese figlio del proletariato socialista, dall’identità sessuale tormentata e guidato nelle sue investigazioni da una sorta di ispirazione che gli viene dalla consapevolezza di fare parte della stessa povera gente su cui indaga.

I due si sono incontrati in Sardegna dove entrambi erano di stanza per la lotta al brigantaggio e qui hanno conosciuto Amelia Spano, figlia di un medico condotto e infermiera, che si sposa con Ghibaudo e lo segue a Roma dove si iscrive al corso universitario di medicina.

Inutile dire che la poveretta trovata annegata è stata davvero assassinata e accanto al suo omicidio i carabinieri, grazie all’intervento non richiesto di un giornalista dell’Avanti in odore di anarchia, scoprono la morte sospetta, avvenuta con le stesse modalità tre mesi prima, di un’altra donna sposata da una settimana.

C’è forse un marito cacciatore di dote e poi assassino che si aggira fra le macerie dei casamenti distrutti per far posto al gigantesco monumento a Vittorio Emanuele e ai nuovi quartieri che renderanno la capitale del Regno d’Italia una metropoli degna di stare al passo con le grandi città europee?

Moretti a suon di identikit eseguiti dall’appuntato Coltellacci, espertissimo nel disegno, e di rilevamenti di impronte e fluidi corporei nonché delle autopsie eseguite dal dottor Le Ghait è convinto di sì, ma Ghibaudo non pare dello stesso avviso.

Chimere è il secondo caso del brigadiere Ghibaudo dopo Neroinchiostro, che si svolge in Sardegna nel 1899, ed è un giallo storico ben scritto e ben strutturato, con una trama che si muove con sicurezza e logica e uno stile sobrio, ma coinvolgente. I personaggi sono tratteggiati con sicurezza e abilità nel far intendere al lettore i drammi che si celano sotto l’apparenza e con una buona empatia da parte dell’autrice.

Anche la Roma di inizio XX secolo è descritta con precisione e simpatia, ma senza alcun rimpianto per il ‘bel tempo che fu’: le botteghe, le trattorie, i mestieri oggi scomparsi ci portano alla mente in modo vivido un mondo che non esiste più perché, come il metodo di indagine, anche la società è in evoluzione.

Infine ho trovato di grande interesse la nota dell’autrice in cui riferisce quali siano state le fonti per scrivere questo bel romanzo che è un prodotto ben documentato senza essere pedante, merito dell’abilità di Vallefuoco nel fondere tutte le informazioni in modo armonico.

Ho veramente apprezzato Chimere non solo per la storia gialla, ma anche per le storie dei personaggi e perché offre uno spaccato della Roma del 1900 con le sue lotte sociali, l’urbanizzazione, le difficoltà incontrate dai settentrionali inviati nella capitale come impiegati del governo e la condizione delle donne.

Rita Garzetti

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