De Generis, non…

Esistono i generi letterari? Certamente, verrebbe da rispondere. Ci sono il giallo, il noir, la fantascienza, il gotico, la spy-story, il rosa, il sociale e via scrivendo. Peccato che ognuno dei sostantivi appena usati abbia un significato differente sia per chi scrive, sia per chi legge, sia per chi con la letteratura – in generale – ci si confronta.

Inoltre, ogni definizione è schiava del tempo e del luogo nel quale viene applicata. Ne è un esempio per tutti il “giallo”: termine che vale solo in Italia e solo grazie all’invenzione di Mondadori.

Secondo lo storico della letteratura Guglielmi: “Nessun’opera può nascere senza un qualche accordo, intesa o, magari, fraintendimento tra l’autore e i suoi contemporanei. L’autore è sempre un lettore e il lettore è sempre un co-autore. Entrambi stanno nello stesso orizzonte e dispongono degli stessi codici.”

Quindi io autore e io lettore, stabiliamo assieme se il testo appartiene a un genere e a quale genere si tratta. Magari dissentendo fra noi e indipendentemente da quello che la definizione stessa del Genere – quella accreditata e riconosciuta – attesta.

Allora, esistono i generi letterari? Forse, verrebbe da rispondere. Bisogna poi esaminare i sotto generi, i trans generi, i testi “virati” e via scrivendo.

E lo aveva già perfettamente capito, all’incirca nel 350 a.C., Aristotele che, ne “Dell’arte poetica”, definisce i generi letterari come “imitativi”. Riporto questo piccolo brano dal titolo, appunto, “L’imitazione nei generi letterari”:

“Si può difatti, impiegando i medesimi mezzi e i medesimi oggetti, farsi a volte imitatore in maniera espositiva, sia divenendo un poco un’altra persona come fa Omero, sia restando sé stesso senza cambiare; e altre volte invece si possono presentare tutti in azione e all’opera quelli che fanno l’imitazione. Dunque l’imitazione, come dicemmo nelle premesse, si realizza con queste tre differenze, che consistono nei mezzi e negli oggetti e nella maniera. Quindi Sòfocle, sotto certo aspetto, è imitatore identico ad Omero, perché entrambi raffigurano uomini egregi, e sotto altro aspetto è identico ad Aristòfane, perché entrambi raffigurano persone che agiscono drammaticamente. Di qui appunto si dice che deriva il nome di dramma, perché è un’imitazione in forma drammatica.”

Quindi, esistono i generi letterari?

La risposta – dal mio personale punto di vista – è interna alla domanda stessa. E nel come decidiamo di approcciarla.

Naturalmente, prima di poterlo fare con cognizione di causa, ci sono molte scelte che è necessario compiere. Scelte personali e oggettive, valutazioni di merito o di convenienza, approcci letterari o filosofici, cannibalizzazioni di stili e stilemi, attualizzazioni o ammiccamenti al classico.

E poi, naturalmente, bisogna scegliere quali casseforti aprire.

Per poi richiuderle.

Fabio Fracas

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