Il dress code è quell’insieme di regole che definisce l’abbigliamento appropriato a una determinata occasione, ma la protagonista dell’ultimo romanzo di Marina Di Guardo, Dress code rosso sangue pubblicato da Mondadori, dalle imposizioni è in realtà estenuata.
Cecilia Carboni, venticinque anni e un mondo ancora tutto da scoprire, ha rinunciato infatti alla sua laurea in giurisprudenza e alle porte che a Milano poteva aprirle il prestigioso studio del padre avvocato, per trovare lavoro in un atelier di moda, la Maison Sartori. Un marchio famoso, che ha messo subito nelle sue sapienti mani il delicato compito di addetta alle vendite, una posizione ambita che lei ha raggiunto in giovane età . Nonostante la direttrice dello showroom Georgette Lazare nutra dell’astio nei suoi confronti e la boicotti di continuo, Cecilia può contare sull’appoggio incondizionato dello stilista, Franco Sartori in persona. Finché un giorno, in un cascinale abbandonato, costui viene rinvenuto cadavere, ucciso in modo cruento e con accanto elementi che riportano al mondo delle sette sataniche e delle messe nere.
Inizierà per la casa di moda un periodo di sangue, direttamente proporzionale al successo che riscuoterà la nuova collezione di primavera, perché si sa che la gente è attratta dalle cose macabre. Le modelle iniziano a morire, in quello che la stampa definisce l’atelier della morte. Cecilia sa di essere in pericolo, ma si batte strenuamente per mantenere la sua posizione e inizia a fare delle indagini personali, accompagnata dall’amico fotografo Fabio. Con la cattura dell’assassino, Cecilia intende cioè mettere a tacere le tante maldicenze nei confronti di Franco, senza contare che non intende assolutamente arrendersi al volere del padre Alberto e alle mire del fidanzato Andrea, che gradirebbero manipolare la sua vita. La resa dei conti però è vicina, per quanto la verità possa fare male.
Marina Di Guardo si trova perfettamente a suo agio nel campo della moda, un ambiente che conosce bene, grazie ai suoi trascorsi lavorativi. L’ultima parte, ambientata in Sicilia, precisamente a Noto, porta al lettore pagine di una natura incontaminata, con descrizioni di posti da favola.Â
La titubanza è tipica della gioventù, i ragazzi giovani hanno le menti in continuo fermento e si nutrono di tante elucubrazioni. Per questo, pur avendo apprezzato le atmosfere anni Ottanta, alla Sotto il vestito niente, e gli evidenti richiami ai fratelli Versace, nei due fratelli Sartori protagonisti, dirò che ai fini dell’indagine il mio personaggio preferito non è Cecilia, bensì Fabio. In lui ho riconosciuto quell’ironia indispensabile a dare un po’ di leggerezza alla storia. L’autrice ha ben presente che periodo frenetico sia quello in cui una casa di moda presenta la nuova collezione, e infatti, a noi lettori profani sembra impossibile che non si riesca a fare due parole con qualcuno senza prima avergli dato appuntamento per una colazione o una cena. Un mondo patinato, che ha il suo fascino frenetico e le sue dinamiche complicate.Â
I fantasmi si annidano nei posti più bui, nelle grotte della nostra psiche. E qualcosa mi dice che sentiremo ancora parlare di Cecilia Carboni.
Dress code rosso sangue – Marina Di Guardo
Cristina Biolcati