È da tempo ormai che il sogno americano ha abbandonato le Blue Highways tanto care a William Least Heat-Moon per perdersi nei meandri delle mille Backstreets superbamente narrate da The Boss Bruce Springsteen.
“…To go running on the backstreets
Running on the backstreets
Terry you swore we’d live forever
Taking it on them backstreets together…”
Gli osservati di Jennifer Pashley vivono proprio lì, in quella provincia perennemente appassita, autolesionista e desolata, tra baracche e cicatrici, ingobbiti dal peso delle loro stesse vite senza via d’uscita.
Siamo a Spring Falls, un ultimo sputo prima che la foresta inghiotta ciò che resta degli States per trasformarlo in territorio canadese. La detective Kateri Fisher si è trasferita lì da poco, un modo per tagliare i ponti da un passato turbolento le cui ferite sono evidenti sul corpo e nell’anima. Quando si reca nella decrepita fattoria di Pearl Jenkins e trova la piccola Birdie nascosta nel bel mezzo di una scena del crimine, Katie capisce che non sarà affatto facile dare risposte agli interrogativi che quel posto sembra alimentare. Perché in quella casa c’è tanto sangue ma nemmeno un corpo? Che fine ha fatto Pearl e suo figlio Shannon? Chi è l’angelo di cui parla Birdie? Chi è Birdie?
Come nello splendido romanzo d’esordio, Il caravan, edito sempre da Carbonio Editore, e che vi invito a recuperare se non l’avete ancora letto, Jennifer Pashley sceglie due io narranti diversi, Kateri e Shannon, allargando così l’ampiezza della narrazione attraverso due punti di vista differenti ma entrambi necessari per cogliere pienamente il senso dell’intera trama, animata in maniera sapiente dalla presenza di una serie di personaggi di contorno perfettamente in linea con la poetica della giovane scrittrice statunitense.
Gli osservati è il solido inizio di una nuova serie che vede come protagonista la giovane detective Kateri Fischer e che, sono certo, regalerà a Jennifer Pashley il successo planetario che merita.