Il mietitore di angeli – Roberto Genovesi



Roberto Genovesi
Il mietitore di angeli
Newton Compton
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Una fottutissima storia quella che becca il commissario Marcello Toscanini la notte di Capodanno tra il 31 dicembre 1937 e l’1 gennaio 1938. Una bambina undicenne, figlia del gerarca fascista Cucchi, è scomparsa durante la festa in corso nella villa sull’Appia Antica, dove Cucchi ha radunato il Gotha del regime per comunicare un incarico ricevuto da Mussolini in persona: sarà il supervisore del cerimoniale della visita di Hitler a Roma, in programma dopo poche settimane. Il capo della Mobile, poliziotto apprezzato e premiato, capace di risolvere casi difficili e complessi, capisce subito di essere finito in un guaio grosso, molto grosso, in cui si intrecciano e si sovrappongono interessi diversi, da quelli politici che vogliono una soluzione rapida e un colpevole a quelli della famiglia che vuole ritrovare la ragazzina. La ragione di Stato e quella dei sentimenti, con un padre diviso a metà per il suo ruolo in entrambi gli àmbiti. A complicare ulteriormente la vicenda, compare un fazzoletto di seta bianca, la firma del rapitore, che riporta indietro le lancette a dieci anni prima, quando un serial killer di bambini aveva insanguinato le strade della capitale, portando in carcere Girolimoni, un poveretto che era poi risultato innocente, ma che da quella vicenda aveva avuto la vita sconvolta. Insomma, un caso che in realtà non era mai stato risolto e che ora si ripresentava come un incubo alla vigilia della visita del Führer. “Il mietitore di angeli” di Roberto Genovesi, Newton Compton Editore, parte col botto, promette sorprese e colpi di scena e mantiene le promesse, con un andamento incalzante, che diventa frustrazione del lettore davanti alla catena di bambini scomparsi e uccisi, senza che Toscanini riesca a venire a capo della vicenda. Anche perché quando sta per imboccare la strada giusta viene messo da parte, in quanto il Duce si convince che si tratta di una manovra dei suoi avversari politici per screditarlo a livello internazionale e soprattutto agli occhi del capo nazista che sta per approdare in visita ufficiale a Roma, e fa scendere in campo l’Ovra, il temutissimo servizio segreto, che formalmente non esiste. Toscanini prova a fare di testa sua, ma viene colto con le mani nel sacco: sta indagando quando invece gli era stato ordinato di disinteressarsi della faccenda, quindi viene spedito in un oscuro commissariato di provincia. Tra indagini grossolane, che vanno per le spicce e puntano soprattutto a eliminare avversari del regime fascista e forze che amano nell’ombra organizzando un attentato ai danni di Hitler e dello stesso Mussolini per liberare il mondo dai due dittatori, i bambini continuano a sparire e morire. Genovesi, autore di romanzi storici di successo, ha una scrittura scorrevole e coinvolgente, che rende in maniera perfetta il clima e le situazioni in cui è ambientata la vicenda, riuscendo a coinvolgere il lettore, che viene trasportato nella Roma del 1938 con grande naturalezza. Ci si ritrova a condividere le difficoltà che i poliziotti dovevano affrontare quando queste avevano un qualche interesse o risvolto politico, oppure scoprire come quali pochi mezzi a disposizione operasse il vicecommissario Nico Mascolo della Scientifica, amico di Toscanini che ricopre un ruolo nella soluzione della vicenda. Sì, perché l’intricatissima matassa alla fine viene svolta, lasciando comunque sul campo morti e disperazione, ma come sempre vi lasciamo il piacere di scoprire come. Anche perché, guidati dalla scrittura di Genovesi, tra realtà storica e invenzione, sarà un autentico piacere

Michele Marolla

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