Omicidio sul Danubio – Beate Maly



Beate Maly
Omicidio sul Danubio
Emons
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Una serie assortita di personaggi, naufraghi del deposto impero austro ungarico, si ritrova a dividere una breve vacanza sullo Jupiter, l’elegante piroscafo a vapore che percorre il Danubio sulla tratta Vienna- Budapest.

Sono un anziano conte con cospicuo lascito di arroganza e relativo codazzo famigliare, la sua attendente in stato interessante, una medium fintamente invalida con dosi eccessive di appariscenza, un avvocato con la figlia in perenne dipendenza da Freud, uno psichiatra ipersensibile e una famiglia di industriali.

In comune, condividono l’interesse più o meno indiretto alla dipartita del conte, la cui vita viene messa in pericolo da una misteriosa progressione mortale formata da una carrozzina manomessa, da un lampadario kamikaze e dai sospetti residui di corteccia di fragola, comunemente nota per gli effetti tossici, ritrovati tra gli avanzi della cambusa.

È proprio a causa della zuppa di pesce troppo speziata, con e senza corteccia, che dopo una notte trascorsa a rigettare sul ponte della nave, la collaudata coppia di arzilli settantenni Anton- Ernestine si cimenta nella soluzione di un nuovo caso. La lotteria che li ha portati sullo Jupiter porta il nome dei soliti amici altolocati, di cui hanno preso il posto allettati dalla proiezione di una nuova pellicola –Il gabinetto del dott Caligari– ignari dell’ombra funesta che aleggia sul viaggio.

Al ritrovamento del cadavere del conte, deceduto nella sua cabina per intossicazione, fa seguito il sospetto suicidio dell’assistente cuoco, ritrovato poco dopo annegato nelle acque del blu Danubio per presunti sensi di colpa.

Al fiuto di Ernestine, tuttavia, non può sfuggire che troppe cose non quadrano, tanto più che, decisa ad indagare, incappa lei stessa negli strascichi del crimine, venendo colpita alla nuca in quanto testimone scomoda di un indizio chiave.

Omicidio sul Danubio è sicuramente una valida lettura dallo stile scorrevole, il cui pregio è dato soprattutto dall’ambientazione retro’ di inizio secolo, di cui narra gli eventi salienti come un passaggio di testimone tra vecchio e nuovo mondo, e dal fascino dei paesaggi descritti, le suggestioni ungheresi con influssi orientali.

Dalla sua Musa ispiratrice per antonomasia, il romanzo ha ereditato molto: dal tono civettuolo all’ambientazione a porte chiuse, alla suggestiva cornice del viaggio, fino all’indagine deduttiva condotta dalla brillante Ernestine, una ex professoressa di latino cui fa da spalla l’aspirante innamorato, nonché farmacista in pensione, Anton.

Se non fosse che la forza dei romanzi della Christie risiede soprattutto nella figura  centrale di Poirot, la cui assenza, in questi pur brillanti derivati di nuova generazione, pare come un trono vacante con i riflettori puntati contro.

I numerosi stereotipi e i luoghi comuni del giallo, sebbene abilmente maneggiati dall’autrice, sembrano intrappolare la narrazione nella gabbia delle citazioni e dei deja vu, come una specie di manierismo del genere, per quanto l’intento  espressamente disimpegnato sia reso evidente sin dall’incipit.

Ciononostante, resta un libro sicuramente amabile.

Silvia Alonso

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