Incontro con Robert Harris – V2

Col suo nuovo romanzo storico, V2, Roberto Harris, torna all’ambientazione che ha dimostrato di prediligere particolarmente: la seconda guerra mondiale. Le tre principali armi segrete con cui i Tedeschi si illudevano di risollevare le sorti della Seconda guerra mondiale, venivano racchiuse nelle sigle V1, V2 e V3. V1 era una bomba volante, un piccolo aereo senza pilota lanciato mediante un razzo verso l’obiettivo, ma aveva scarsa precisione e manovrabilità, mentre V3 era un cannone con una canna lunghissima di 120 metri incassata in una struttura di cemento armato e capace di colpire obiettivi a 200 km di distanza, ma non entrò mai in funzione.
I V2 invece erano dei missili radiocomandati, velocissimi e precisi, l’arma più tecnologicamente avanzata dell’umanità in quel periodo. I micidiali V2 che vennero prodotti in serie e furono utilizzati dalla Germania per bombardare Londra nell’autunno del 1944. Ogni missile pesava 4 tonnellate, ma le tonnellate diventavano dodici col combustibile. Infatti, per farlo decollare il missile veniva caricato con 6.000 litri di alcol metilico, quindi con 6750 chili di ossigeno liquido, e infine con perossido di idrogeno e permanganato di sodio che reagiva col perossido per produrre il vapore che avrebbe alimentato la turbina. E anche la genesi di V2 sembra un romanzo.
Ne abbiamo parlato con Robert Harris nell’incontro organizzato da Mondadori. L’autore ha risposto di buon grado alle domande e curiosità di blogger e giornalisti.

Le sue risposte in sintesi.

Circa il decisivo ruolo avuto dalle donne nell’intercettare i V2.
Lo spunto da cui tutto ha avuto inizio è stata la lettura di un necrologio sul Times il 5 settembre 2016. Era quello della novantacinquenne Eileen Younghusband, e riportava una descrizione del suo lavoro come ufficiale della WAAF a Mechelen. Per quanto riguarda la storia e il ruolo dei missili V2, mi ha affascinato il ruolo cruciale delle donne nel processo di calcolo richiesto per il successo dell’operazione.

Circa la documentazione per la descrizione e i dettagli accuratissimi con cui presenta i V2.
Ho letto il più possibile. Di solito la scrittura mi richiede circa sei mesi, la ricerca altri sei, a volte fino a nove. I materiali non sono più secretati, e anzi, c’è una schiera di esperti e appassionati che hanno prodotto letteratura tecnica sull’argomento. Per non parlare dei memoir dei direttamente coinvolti, anch’essi disponibili. Il fatto di non essere un esperto mi ha aiutato: tutto ciò che comprendevo, sarebbe stato compreso dai lettori. Il missile V2, poi, ha un ruolo in primo piano, quasi al livello di un terzo personaggio. Volevo che fosse il cuore del romanzo, e spero di esserci riuscito.

Circa la scarsa potenza bellica rispetto al suo stesso potenziale
Il V2 era estremamente sofisticato, probabilmente quanto di più sofisticato ci fosse all’epoca. Ma non era un’arma, né era stato inizialmente concepito per esserlo. Era un missile concepito per andare nello spazio. Di sicuro, in un momento di lucidità, non sarebbero stati spesi quei capitali e quelle vite per un’arma in fondo neanche troppo efficace, ma eravamo nel novembre del 1944. La lucidità non era più una caratteristica pregnante dell’agire tedesco.

Circa le ventimila persone/schiave morte per costruire i V2
Non si trattava di prigionieri ebrei o persone prelevate dai campi di sterminio, no, non si trattava di ebrei ma di prigionieri olandesi e belgi dei campi di concentramento. La grande maggioranza di loro fu uccisa costruendo la fabbrica sotterranea, gli altri venivano utilizzati come combustibile umano, lavoravano fino allo stremo delle forze, arrivando poi alla morte. I morti per costruire il V2 furono circa quattro volte maggiori rispetto decessi causati dai bombardamenti dei V2.

Circa cosa ama leggere quando non fa ricerca storica e se ci sono autori italiani che predilige.
Non leggo narrativa contemporanea, le mia letture predilette sono diari, lettere, documenti originale, una Storia non mediata da biografi e storici. Riguardo all’Italia ho letto moltissimi volumi sulla storia italiana e cinque dei miei romanzi sono ambientati nel vostro paese. Ho letto i classici della letteratura italiani e tra i contemporanei ho letto Umberto Eco.
La trama. Kay Caton-Walsh, ufficiale ausiliaria dell’aeronautica militare britannica, si trova a Londra col suo amante, un alto ufficiale dell’aviazione. Un V2 colpisce il loro palazzo e i due scampano per poco a una fine atroce. Durante un vertice militare, nel corso del quale Kay fa la conoscenza della moglie del suo amante, decide di troncare la relazione e dare un significativo contributo alla guerra, facendosi trasferire in Belgio, dove armata di un regolo calcolatore e delle tavole dei logaritmi, parteciperà con altre ausiliarie a una missione supersegreta per localizzare e distruggere le basi di lancio dei V2, calcolandone la velocità e la traiettoria.
Dall’altra parte, sulla costa olandese occupata dai nazisti, l’ingegnere tedesco Rudi Graf sovrintende al lancio dei missili V2 su Londra. Il suo sogno ingegneristico di inviare un razzo sulla luna è naufragato sotto il segno della svastica. Il suo amico e mentore, Wernher von Braun, facente parte delle famigerate SS, lo coinvolge nel progettare quest’arma sofisticatissima, capace di viaggiare a tre volte la velocità del suono e colpire degli obiettivi ben precisi a centinaia di chilometri di distanza. Hitler, galvanizzato dalla nuova invenzione bellica, ordina la fabbricazione di diecimila V2 e nessuno può fermare il suo disperato tentativo di evitare la sconfitta. In quell’escalation di follia Graf si ritrova imprigionato, ma cercherà a suo modo di non perdere la propria umanità, salvando una giovanissima collaborazionista dalle grinfie delle SS e quante altre più vite potrà.

Entrando nel cuore del romanzo, significativa è l’accoglienza che il colonnello Knowsley fa nella base belga di Mechelen, alle ausiliare volontarie che dovranno intercettare i missili lanciati dai tedeschi grazie alle loro basi di lancio mobili che montano e smontano in poche ore per non farsi intercettare dall’aviazione inglese.

“L’ufficiale di volo Sitwell tirò fuori un cronometro e annunciò che sarebbero passate alle simulazioni. Scrisse alla lavagna una serie di valori inventati di quota e velocità forniti da una postazione radar, attese cinque minuti e diede loro le coordinate del punto di caduta del missile. «Via!» Fece partire il cronometro. La sequenza dei calcoli richiedeva per prima cosa di riportare su un grafico i valori di quota e distanza per ricavare il vertice della curva, poi di calcolare la posizione di lancio convertendo la distanza in miglia, e quindi di determinare l’origine della curva sulla mappa e fornire le coordinate da utilizzare sulla griglia di riferimento. Tutto questo esigeva un livello di concentrazione tale che a Kay girava la testa. Cominciò a scivolarle il regolo tra le dita sudate. «Sei minuti!» sbraitò l’ufficiale di volo. «Dovreste aver finito!» E poi: «Dieci minuti! Avanti, signore! Quei maledetti tedeschi se ne saranno venuti via dal bosco e staranno bevendo birra alla mensa se non vi date una mossa!».

Un romanzo vivido i cui punti di forza sono la scrittura fluida e la puntuale ricostruzione storica e il funzionamento tecnologico del V2.

Roberto Mistretta

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