Infinite Jest



david foster wallace
Infinite Jest
einaudi
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David Foster Wallace era un genio postmoderno, talmente post, da descrivere alla perfezione il 2009 (e/o oltre) dal 1996.
Infinite Jest è un’opera poderosa che spazia tutti i campi dell’umano sotto una lente di consapevolezza della realtà e dei sentimenti senza precedenti.

La storia non è semplice da riassumere, in questo libro si entra in un mondo vero e proprio, l’intento dell’autore era di produrre una letteratura che, superati i canoni del realismo e del postmodernismo, creasse un romanzo ex-novo dove la potenza della descrizione e dell’ironia restituissero dignità di intrattenimento alla finzione narrativa.

L’intrattenimento è il tema centrale del romanzo: la TV ha superato il suo spazio evolvendosi in un godimento di programmi scelti su prenotazione (cartucce InterLace), le droghe e ogni altro comportamento compulsivo sono ovunque come rimedi alla noia da parte di una popolazione americana unificata con Messico e Canada.
La situazione politica di unità continentale è dovuta all’ingerenza degli U.S.A. che costringono il Canada a prendersi la zona di stati sopra Boston completamente inquinata per troppa rigogliosità dal nuovo processo di ricavo energetico detto anulazione. In Quebec si formano gruppi di rivolta che scopriranno l’esistenza di una cartuccia contenente un film che produce un piacere di intrattenimento tale da rendere catatonici e privi di altri scopi gli spettatori.

L’autore di questo film infinito è James Incandenza, cineasta e fondatore dell’accademia di tennis dove si svolge gran parte del libro, e padre del protagonista: Hal giocatore di uno sport che è metafora delle “infinite soluzioni in uno spazio finito”.
Sotto la collina dove è costruita l’accademia sorge una casa di recupero dove l’altro “protagonista” Don Gately, ex tossico, reagisce ed interagisce con un mondo sommerso di drogati che genera centinaia di episodi collegati però alla macrostruttura di un libro che lega gli eventi con un filo sottile e labile.

Forma dispersiva, migliaia di personaggi, vuoti narrativi di indizi importanti, collegamenti difficili, 100 pagine di note spesso inutili, il godimento di quest’opera si ottiene superando le nostre capacità di fruizione normalizzate dalla TV.
O si odia o si ama, impossibili mezze misure, impossibili approcci diversi dallo scavare faticosamente nell’opera, impossibile non cogliere il sospiro sconsolato dell’autore che per superare forme narrative esauste ha portato ironia e divertimento a livelli artistici.

matteo cavazzon

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