Intervista a Gianluigi Nuzzi

Gianluigi Nuzzi, autore di Vaticano Spa, si racconta a Milanonera, descrivendo genesi e trasformazioni della vita economica italiana travolta dagli scandali dello Ior.
Questo è un libro che si legge come un romanzo, intrecci e colpi di scena si susseguono in un ritmo avvincente.

Qual è stato il criterio di scelta per l’analisi dell’immenso archivio di Monsignor Dardozzi?
” La prima fase di ricerca si è sviluppata soprattutto nel riordino e nella catalogazione dei documenti a mia disposizione. Ho poi organizzato il materiale seguendo un criterio cronologico e di scelta dei fatti importanti dei quali il lettore doveva essere messo al corrente. La mia è stata una scelta all’insegna della semplicità e sulla stretta fedeltà alla documentazione. Mi ha guidato poi fin dall’inizio la chiara intenzione di non offendere in alcun modo il lettore cattolico e di evitare il più possibile la “suggestione” di quanto letto per legare i vari passaggi.”

Il giornalismo d’inchiesta a detta di molti sembra aver lasciato spazio in questi anni ad una annacquata analisi di fatti di costume secondari, secondo lei ciò corrispone a verità?
“No, non sono d’accordo. Esiste ancora il giornalismo d’inchiesta ed è vitale. La casa editrice ‘Chiarelettere’ mi ha dato carta bianca nella stesura del mio lavoro e non mi sembra che manchino spazi editoriali per chi ha voglia di intraprendere il cammino difficoltoso della stesura di un libro di inchiesta. Il vero problema nel nostro paese è che molti giornalisti si autocensurano ma sono ben compensati da chi invece non lo fa e sceglie di restituire al lettore storie reali e soprattutto documetate come ho cercato di fare io nel mio saggio. La messa in gioco di nomi eccellenti come quello di Giulio Andreotti è sicuramente un atto importante di fedeltà al reale, i nomi nel mio libro ci sono tutti, ed è tutto stato archiviato pazientemente negli anni da Monsignor Dardozzi.”

Il grande successo di Vaticano spa lascia intendere che esista ancora una tipologia di lettore molto attento alle trasformazioni sociali e culturali del nostro Paese, lei pensa che il suo libro possa costituire un ulteriore sprone al risveglio di una nuova coscienza civile?
“Venire a conoscenza di certe trame mi ha dato un’adrenalina professionale indimenticabile e mi permette anche di conoscere angoli d’Italia fino ad ora per me sconosciuti dove presentare il mio libro. Il mio desiderio è quello di fornire al lettore degli elementi certi che può reperire anche autonomamente su internet sul sito della casa editrice che mi pubblica. Nel mio libro sono assenti cenni di giudizio morale a quanto descrivo, considero il lettore perfettamente indipendente nel crearsi un proprio giudizio autonomo sui fatti narrati. L’ho detto più volte nelle mie presentazioni pubbliche questo è un libro di fatti.”

Nel suo libro si avverte chiaramente che all’interno del vaticano esistano delle correnti “pulite” che si sono sempre battute per stanare logiche di profitto poco trasparenti, pensa che la pubblicazione dei documenti di Dardozzi possa costituire un motivo di forza per chi crede che un cambiamento sia possibile?
“Un alto prelato mi ha fatto arrivare trasversalmente un guidizio positivo dell’ambiente ecclesiastico sul mio lavoro. Mi è stato detto che il mio libro mostra le rughe sul volto della chiesa e che ci sono ottimi segnali che si voglia eseguire un lifting mirato per riconquistare una parte di fedeli critici verso un sistema economico poco chiaro ed eccessivamente ‘chiuso’ e con dei privilegi inammissibili.
Monsignor Dardozzi nelle sue ultime volontà ha voluto fortemente questo processo di svelamento e penso sia un segnale più che incoraggiante che un certo tipo di religiosi vogliano abbandonare una strada e perseguire quella della trasparenza economica e morale.”

Tra dieci anni come le piacerebbe venisse ricordato il suo libro?
“Innanzitutto mi piacerebbe continuasse ad essere ristampato e sarebbe mio desiderio restasse un libro che è piaciuto ad ha appassionato il lettore. Uno dei miei intenti era quello di ripercorrere un pezzo di storia italiana, l’individuazione di una classe politica, ecclesiastica ed economica che ha subito un declino ma che si è in fondo riorganizzata in altri modi per continuare un gioco sporco. Penso che l’aspetto più sconvolgente del mio lavoro sia stato per il lettore scoprire che dietro la beneficenza data alla chiesa per costruire un mondo migliore si siano intrecciati degli interessi che hanno coinvolto su più livelli la nostra politica e l’imprenditoria italiana.”

alessandra anzivino

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