“Non mi è tanto difficile organizzare un omicidio”: parola di Maria Masella
Celebra trent’anni di romanzi su Genova, ma non solo. Una vita dedicata alla scrittura, quella di Maria Masella, che nonostante le ‘sirene’ di grandi case editrici (con le quali peraltro pubblica lo stesso, ma romanzi di altro genere) ha tenuto fedeltà alla Fratelli Frilli Editori, alla quale affida i suoi gialli con protagonista Antonio Mariani, personaggio seriale. Ed è curioso constatare il rapporto che, in tanti anni, ha sviluppato con esso. Ma in questo colloquio le chiedo anche di altre realtà, e leggete cosa ne pensa.
Maria Masella, anche quest’anno hai sfornato più libri in poco tempo, l’ultimo pochi giorni fa (Mariani e il peso della colpa). Come si riesce a tenere un ritmo del genere restando a livelli qualitativi così alti (i suoi libri schizzano subito in cima alle classifiche, Nda)?
La prima uscita del 2016 è stato Il tesoro del melograno per Youfeel Rizzoli, un romanzo scritto quasi quarant’anni fa, rinfrescato nel 2014 e reso più “erotico” proprio quest’anno. Poi è uscito Testimone, raccolta di racconti noir con il commissario Antonio Mariani: in tutto sette storie, ma tre erano già scritte da tempo. Per le altre ho dovuto soltanto ristudiare tutta la cronologia dei Mariani per trovare il punto giusto in cui inserire ognuno. Giusto? Che fosse significativo nella sua vicenda umana – professionale e, insieme, nella tessitura delle storie preesistenti. È stato questo l’aspetto più complesso. È strano ma non mi è tanto difficile organizzare un omicidio e un’indagine; è molto più complesso dare spessore ai personaggi e dare un senso alla vicenda. La terza uscita del 2016 è stato un romance storico Le vie del destino, per Mondadori, l’avevo scritto l’anno scorso (fra l’altro scrivere romance storici è una specie di vacanza). La quarta uscita è proprio Mariani e il peso della colpa. Avevo già in mente qualcosa quando avevo concluso il romanzo precedente (Mariani e le porte chiuse), non il delitto ma “lui come si sentiva”. E un’immagine, un uomo morto nella collina di Coronata… Antonio non ha bisogno di chiederne l’identità perché l’ha incontrato pochi giorni prima. Poi ho rivoluzionato tutto, cominciando la storia da un momento diverso.
Ma non avevo le facce giuste. Una, la più importante, l’ho trovata a Bologna, dove sono stata questa primavera per il Frilli Day. In tre mesi ho fatto la prima stesura, ho lasciato riposare, ho revisionato… Livelli qualitativi alti? Cerco di scrivere come mi piace leggere: semplice, chiaro, molto parlato. E storie con un senso, non soltanto un rebus da risolvere. Tenendomi alla larga da disquisizioni filosofiche-sociali-politiche, a mio parere estranee a una lettura di intrattenimento.
Mi sono sempre chiesto se portare avanti negli anni un personaggio seriale (Mariani, appunto) renda più facile o più complicato impostare storie sempre nuove e originali. Spiegaci il perché della tua scelta.
Non ho scelto io di portare avanti un personaggio seriale. Lui si è imposto. Sono soltanto un tramite! Quando ho scritto il primo doveva finire lì, ma è piaciuto. Fin quando continuerà a piacere, scriverò di lui. Ed ora il quesito più interessante. Proprio tre giorni fa scrivevo un articolo sullo scrivere noir per il sito di EWWA, un’associazione di cui faccio parte, e affrontavo proprio questo problema.
“Ancora poche righe per analizzare la situazione di protagonista seriale.
Sembra più facile, perché il personaggio è noto. Ma non c’è un problema soltanto, ce ne sono due: 1) chi già lo conosce vuole ritrovarlo, ma scoprire qualcosa di più e non è facile ogni volta introdurre qualcosa di nuovo e interessante. 2) chi non lo conosce e comincia a leggere non dal primo romanzo ma da un successivo deve avere la possibilità di inquadrarlo abbastanza presto. Si lavora sul filo del rasoio.”
Mi togli una curiosità? Oggi, credo, gestisci il tuo tempo dando larga priorità allo scrivere, dato che sei una professionista. Quando invece eri un’esordiente, come ti avvicinavi a carta e penna? E che ricordi hai degli esordi? No! No! La mia priorità è essere accompagnatrice, badante, infermiera e cuoca di un padre anziano. Ho due ore al giorno mie che spesso devo passare in casa per essere disponibile se mio padre ha bisogno: in quelle due ore scrivo. Forse è la mia giusta misura… Quando insegnavo matematica al liceo scientifico raramente scrivevo più di due ore al giorno. Mi alzavo due ore prima o mi coricavo due ore dopo.
La giornata era per il lavoro, la famiglia e uscire (ormai sempre meno).
Recentemente, spiace ricordarlo, ma è mancato un editore realmente amato da tantissime persone, Marco Frilli. Permettimi di chiederti un ricordo che ti è caro dell’editore cui eri tanto affezionata, e che ha davvero lavorato sulla qualità.
Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 2001. Abito poco lontano dalla sede della Casa Editrice, quindi spesso andavo, anche soltanto a prendere i libri, le bozze, i contratti. Ho quindi tanti ricordi di Marco. Se chiudo gli occhi rivedo il primo incontro, dopo due minuti eravamo al tu. Tutte le chiacchierate sfumacchiando. Quando mi ha telefonato per dirmi che stava male e mi ha chiesto un Mariani per l’estate. Scritto di furia perché riuscisse a leggerlo. Sono disordinata ma ho una scatola in cui metto tutti i contratti (veramente ogni editore ha la sua scatola), il contratto per Testimone, l’ultimo che mi ha firmato Marco, è nel cassetto dove tengo i ricordi personali (non lavorativi). Era il mio editore ma era soprattutto un amico. È sufficiente?
Dove si sta dirigendo invece l’editoria in generale, sempre parlando di qualità? Da come la vedi tu, vengono ancora coltivati i talenti, o è tutto solo un ‘usa e getta’?
Tanto ‘usa e getta’ da una parte, dall’altra tanta ‘puzza al naso’ nei confronti della letteratura da intrattenimento. Chi legge ha diritto anche a trovare testi per i momenti di svago, ha diritto a testi scritti ed editati con cura, non cloni di opere di successo. Il digitale ha reso più semplice pubblicare, quindi sono emersi alcuni veri talenti e tanti cloni
.
Una promessa ai tuoi lettori, e una penitenza se non dovessi mantenerla.
Un altro Mariani, lo prometto. Penitenza: un altro Mariani. Ovviamente ho l’idea per il prossimo, ho già la prima scena davanti.