Juggernaut, Terminal war



Alan D. Altieri
Juggernaut, Terminal war
tea
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Mi sa che l’amico Sergio ha la vista fina e lunga. Eccome!
Questo orrore di mondo tra scontri disumani i nostri nipoti se lo vedranno arrivare tra capo e collo e… Poveri loro! L’Apocalisse è in agguato e il titolo del suo ultimo romanzo la dice tutta.
Comunque come ci spiega anche l’autore: Juggernaut è letteralmente e/o metaforicamente, una forza spietatamente distruttiva e inarrestabile…
La parola deriva dal sanscrito Jagannatha (lett. Signore dell’Universo uno dei molti nomi di Krishna).
In inglese il termine si usa anche per indicare un camion o meglio un immenso autoarticolato a memoria della Ratha Yatra, un colossale carro indù, ispirato al tempio di Jagannath a Puri, Odisha, che durante l’annuale processione di carri che trasportavano la statua di Jagannah (Krishna), Balabhadra, il suo fratello maggiore e Subhadra, la sua giovane sorellastra, aveva la pessima fama di spiaccicare i fedeli adoranti sotto le sue ruote. Ma indica anche un mito, una forza terribile che pretende completa abnegazione, totale sacrificio o un gruppo di persone, quale ad esempio un crescente movimento politico guidato da un leader carismatico che si possa associare a qualcosa di sopraffacente, schiacciante distruttivo. (Ogni possibile riferimento all’attualità è voluto!)
Ma torniamo al libro. La guerra è finita. Così sta scritto in un monumento di bronzo, lordato dal guano, dalla pioggia acida, inquinata e che rappresenta una schiera di eroi senza nome con divise e armi del passato. Quindi la guerra è finita? Sarà!
Dimenticate sole, cieli azzurri, nuvolette, uccellini, praticelli verdi eccetera eccetera. Nossignori! Si vive, o meglio si vegeta, con il Morbo Nero o peggio in agguato, in un desertico mondo di rovine invaso da rovi, sterpaglie, ferrivecchi rugginosi, dove il cielo è violaceo e il vento nero porta solo pioggia torrenziale e monsone. In un mondo dominato da una mega elefantiaca corporazione che si chiama Gottschalk. Un mondo senza più regole che non siano quelle di loro, i capi, i nuovi signori o dei. Dove le città sono «ecumenopoli» e, come recita l’aletta di copertina, «metastasi urbane da decine a volte centinaia di milioni di abitanti, nelle quali: chi ha vive, chi non ha muore». Bella prospettiva vero?
Oibò direte? Sono d’accordo, ma la cricca al potere non ha fatto i conti con l’ultimo, invincibile guerriero, cimelio di un lontano eroico passato, Karl Dekker, Hunter/Killer di rispetto, pericolosissimo e inritracciabile. Bisogna trovarlo, costi quello che costi. Solo lui potrebbe…
Beh… non vi dico più niente. Andatevelo a leggere, ma sappiate che questo romanzo è solo il primo di una saga e, se volete sapere davvero cosa accadrà, sedete a pazientate in attesa delle prossime catastrofi annunciate. Avanti tutta Sergio! Sempre così!

patrizia debicke

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