Agatha Raisin è l’azzecatissima protagonista della saga thriller, nata dalla sagace penna di Marion Chesney, scrittrice britannica di moltissimi romanzi, sia rosa che gialli, ma anche storici di epoca Edoardiana, deceduta purtroppo nel 2019.
Agatha aveva cinquantatre anni, capelli castani, viso squadrato e corporatura tozza e la incontriamo nel suo ultimo giorno di lavoro nella City, mentre sgombera la scrivania e si congeda dai suoi collaboratori. Una donna molto capace, una personalità imprenditoriale, che affrontava tutto con l’energia residua di una famiglia d’origine, formata da entrambi i genitori dediti all’alcool e di un matrimonio fallito con un marito ubriacone.
Agatha Raisin molla tutto e va a vivere in campagna in un cottage nei Cotswolds, dove era stata da bambina. Carsely era un tranquillo villaggio fuori dalle rotte turistiche e lei così abile a vivere in una metropoli come Londra, tra aria inquinata, pranzi in ufficio e mezzi pubblici che si avvicendano vorticosamente, capace di destreggiarsi coi giornalisti insidiosi avendo come unica arma solo la competente aggressività, viene messa in difficoltà dalla banale guida di un’automobile lungo i viottoli desolati della campagna inglese.
Nel villaggio di Carsely, Agatha non avvezza alle chiacchiere di società, trova un’accoglienza fredda, sterile, asettica, senza increspature, con un dialogo confinato ai saluti e commenti sul tempo. Avverte la solitudine, che nella caotica Londra non aveva mai avuto il tempo di percepire.
Fortunatamente il suo carattere istrionico e la tendenza a primeggiare, non sempre onestamente, la portano, dopo una rapida analisi della situazione e dopo aver bussato a tutte le porte dei cottage vicini, a voler partecipare alla gara paesana di quiche, al solo scopo di vincere. Questo e la frequenza assidua del “Leone Rosso”, unico pub dei dintorni, l’avrebbero fatta brillare di luce propria agli occhi degli abitanti del paese.
A tal scopo, bussa alla porta del colonnello Cummings-Browne, giudice della gara, e finge di chiedere informazioni. Inquadra subito la moglie, la signora Cummings- Browne, capta il loro lato venale e li asseconda, offrendo loro una cena al Feathers di Ancombe, un pretenzioso ristorante dal servizio pessimo, menu mistificante e conto salato.
Dopo aver acquistato una squisita quiche di spinaci a Londra alla Quicherie del signor Economides, una gastronomia specializzata in torte salate, Agatha la avvolge nella pellicola e il giorno dopo la porta nel salone della scuola e si iscrive al concorso. “Quiche di spinaci, signora Raisin”.
Ovviamente vince la gara di quiche, come da tradizione, la signora Cartwright. La sera della gara la signora Cummings Browne esce per le prove della Filodrammatica e lascia a suo marito due fette della quiche della furiosa Agatha Raisin, quella yuppie di mezza età che pretendeva con una cena di vincere la loro storica gara di Quiche. Davanti alla tv, con un bicchiere di vino e due fette di quiche, il povero colonnello, senz’altra colpa che desiderare nudità alla tv prima delle ventuno, stramazza a terra e muore.
Da qui si avvicendano una serie di carambolesche avventure, tra indagini della polizia nella persona dell’affascinante detective Bill Wong, la frettolosa archiviazione del caso come un mero incidente di avvelenamento da cicuta, le investigazioni private di Agatha Raisin, che forse scoprendo il vero colpevole si sarebbe procurata un posto d’onore nel villaggio di Carsely.
Certo la trama divertente, il dispiegarsi degli eventi che non sono tra i più intricati, la maestria nella caratterizzazione dei personaggi, tipica degli autori inglesi, nonché lo scorrere rapido degli accadimenti e la soluzione non del tutto imprevedibile, fanno di questo romanzo una lettura leggera, adatta durante un lungo viaggio o per passare in buona compagnia un pomeriggio di pioggia.