La tana del salmone è il luogo simbolo dove sono custoditi i ricordi, che si trovano alla sorgente del fiume dell’esistenza. Là dove il salmone, una volta risalita la corrente, va a riprodursi.
Un noir corale che si snoda tra Roma, Formia e Manziana, sullo sfondo di importanti avvenimenti storici, ritmato da flashback.
La tana del salmone incrocia le vicende di quattro personaggi, mescolando memoria, ebraismo, violenza, solitudine e condizionamenti familiari.
Jacopo Marrani è un uomo del nostro tempo: violento e feroce, mediocre e banale. La dottoressa Pessè è una psichiatra che vuole dare una svolta alla sua vita. Laura Mazzarella è una donna tradita, che da vittima si trasforma in cieco carnefice. Filippo Corace è un poliziotto indolente, grigio, che si imbatte in una storia più grande di lui.
Difficile recensire un libro del genere. La trama è quantomeno contorta e abbastanza surreale da non consigliarne la lettura a letto. Sarebbe troppo difficile capirlo e si rischia di rimanere insoddisfatti. Come lo sono stato io.
Sono rimasto talmente spiazzato che ho provato a vedere se c’erano altre recensioni per controllare se anche altri hanno avuto le mie stessi impressioni. C’è stato chi lo ha definito una parodia di un noir e forse è il giudizio che si avvicina di più a descrivere pienamente questo libro, ma nemmeno questo riesce a descrivere appieno le sensazioni che ho provato leggendolo. Fosse stata una parodia fatta bene sarebbe anche godibile. In realtà non sono ancora riuscito a capire se è un noir uscito male o una parodia uscita male. In ogni caso è uscito male. Ogni volta che succede qualcosa di improvviso, ad esempio, l’accadimento è sempre introdotto da “Ad un tratto…”. Nessuna variazione o un’introduzione un po’ più elaborata. Mi sembra che non vada bene ne come noir serio ne come parodia del noir.