Possiamo senz’altro definire Marcello Simoni, l’enfant prodige di Comacchio.
Infatti Simoni, laureato in lettere e forgiato dalle sue prime esperienze di archeologo e di bibliotecario, già prima di toccare l’asta dei quarant’anni, si è trasformato nello scrittore simbolo di un nuovo genere letterario storico avventuroso, letto e tradotto nel mondo. Dopo lo straordinario successo, arrivato con Il mercante di libri maledetti, best seller e vincitore del premio Bancarella 2012, ne completa la trilogia con La biblioteca perduta dell’alchimista e Il labirinto ai confini del mondo. Poi si diverte a spaziare storicamente altrove, dal ‘500 al ‘700, fino a quando dà il via al Codice Millenarius, una trilogia cupa e tragica, ambientata in una Francia e un’ Italia medievale, a Ferrara e nella scenografica area del ferrarese tra il Delta del Po e l’abbazia di Pomposa. Nel 2014 pubblica L’abbazia dei cento peccati a cui ha fatto seguito nel 2015 L’abbazia dei cento delitti.
L’abbazia dei cento inganni è la terza e conclusiva puntata di una intensa e robusta saga thriller alla Tom Willocks che, dopo aver spaziato dalla sanguinaria guerra dei cent’anni tra i Valois e gli inglesi, ha rocambolescamente superato la Peste nera, per approdare ai chiostri dell’Abbazia di Pomposa.
Due parole introduttive alla trama: ritorniamo nel Medioevo, a metà del XIV secolo ma stavolta saremo soprattutto più casalingamente tra Ferrara e Pomposa . I misteriosi motivi a contendere e che fanno ruotare tutto attorno a loro ,restano sempre il Codex Millenarius, il misterioso Liber Flegatanis e il Lapis Exilii, la Pietra dell’Esilio, preziosissima reliquia di Cristo che fa gola a troppi…
I protagonisti principali della storia, quelli sopravvissuti, il cavaliere Maynard de Rocheblanche, la sorella Eudeline, Isabeau loro protetta, Gualtiero de’ Bruni, l’illuminato e coraggioso giovane pittore e l’abate Andrea sono ancora tutti là.
A loro si aggiungono i potenti e infidi ferraresi: il vescovo, il marchese Obizzo d’Este, poi un malefico ritorno, il porporato Bertrand du Pouget, un misterioso cavaliere nero con servo arabo e la pericolosa new entry del padre inquisitore Lamberto da Cingoli. Città e campagne soffrono ancora per le pesanti stigmate della spaventosa epidemia che snudando la sua crudele falce ha svuotato città e campagne dei mondi conosciuti.
Ma le vere protagoniste di questo terzo episodio sono la cupidigia del potere e la brama di vendetta che riescono a manovrare anche la rapace e mortifera mano dell’Inquisizione.
La visione di un demoniaco corteo di Diana nella foresta fuori le mura di Ferrara sarà l’unico indizio di un enigma per il cavaliere Maynard de Rocheblanche, a cui verrà affidata l’indagine. E altri evidenti segnali di stregoneria sono comparsi anche nel palazzo del marchese di Ferrara, Obizzo d’Este. E soprattutto una minacciosa frase : Pro bono malum.. Rocheblanche scoprirà presto che invece di un maleficio si sta tramando una diabolica cospirazione, ma l’indagine, voluta dal vescovo e da fra’ Lamberto da Cingoli della Santa Inquisizione e che l’ha riportato a Ferrara, si rivelerà una pericolosa trappola. Poi? Chiedete troppo. Basta comprare il libro e leggere.
Una grande e colta conoscenza anche storica dei luoghi permette a Marcello Simoni di continuare a mixare il suo cocktail ( feuilleton, detective story e mistery), con la grande vera storia a fare da cornice.
In quest’ ultimo episodio della saga del Codice Millenarius, si diverte a condizionare la narrazione con un avvio lento e meditato. La quiete prima della tempesta? Ma passata la metà, il romanzo decolla e si sbizzarrisce in un crescendo ben congegnato di capitoli densi di rocambolesche vicende, situazioni da paura, e un ‘apoteosi finale che non mancheranno di stupire anche il lettore più avveduto.
Un avventuroso viaggio nel tempo e una favolosa guida turistica per incoraggiare una visita alla splendida abbazia di Pomposa, che val bene un viaggio e magari una messa, se ci si vuole divertire a parafrasare la celebre dichiarazione di, Enrico IV re di Francia: Parigi val bene una messa, quando scelse di rinunciare alla sua fede di ugonotto.