L’offesa



Ricardo Menéndez Salmón
L’offesa
marcos y marcos
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Il titolo originario doveva essere “La carne di Kurt”, ma per una divergenza, fu scelto “L’offesa”. Forse meno immediato come significato, meno focalizzato nella trama, ma sicuramente più incisivo nella memoria. E proprio la “memoria” fa da padrona al romanzo di questo giovane scrittore ed editore spagnolo che volge lo sguardo, con disincanto e distacco, al secondo conflitto mondiale.
Con prosa lineare, precisa e ricca Menendez Salmon descrive l’esistenza di un “antieroe”, candido e inconsapevole, sbaragliata dagli eventi della Grande Storia.
La calma, la pazienza, la fierezza di un “sarto”, di un invasore sui generis, di un amante dell’arte e della musica, della bellezza e della compostezza, si scontra spietatamente con la ritualità, il rigore matematico della ferocia della “belva bionda”.
E di fronte alla consapevolezza del Male, inteso come entità metafisica, si oppone solo la perdita della sensibilità corporea.

Una rinuncia ad essere corpo, ossia“macchina sensibile”, che esprime in modo perentorio la metafora del rigetto della realtà, il sentire unicamente “L’offesa” della brutalità e dell’aggressione del mondo.

In occasione della presentazione italiana del romanzo MilanoNera ha intervistato l’autore.


Come è nata l’idea di questo romanzo, come ci ha lavorato? Come ha influito la sua preparazione filosofica?

Il libro è nato da un’immagine, l’immagine di un uomo davanti ad un palazzo in fiamme, non sapevo però chi fosse il personaggio, non sapevo cosa era accaduto prima dell’evento e nemmeno dopo.
La novella è l’intento, la prima intuizione, l’interpretazione dell’immagine, il punto centrale.
La mia formazione filosofica pura ha influito su tre tematiche del libro, ossia riguardo al corpo, al male che esiste nel mondo e al perché della sua esistenza ed infine riguardo al grado di libertà, di necessità che un individuo ha nel mondo, ossia come si posiziona.

Perché la scelta di un periodo storico come la Seconda Guerra Mondiale?
Sono nato nel 1971 e gli eventi del Secondo conflitto mondiale, i due blocchi predominanti, quello occidentale e quello orientale, hanno disegnato la cartina, la mappa fisica della mia adolescenza. Sono dispiaciuto dal fatto che i giovani scrittori spagnoli trattano per lo più della guerra civile di Spagna, della Repubblica e non temi quali il Nazismo. Il Nazismo è un tema altisonante attraverso il quale la guerra è stata utilizzata per scatenare odio assoluto. Pochi studi sono stati fatti in Spagna in merito alla transazione verso la Democrazia, all’Eta, al Terrorismo, sono temi scottanti eppure poco trattati, sono rari in Spagna gli artisti politici, manca loro uno sguardo più lucido sulla realtà, così come esistono per lo più film di costume, vorrei avere un Nanni Moretti spagnolo.

Lei scrive “L’uomo sente e conosce il mondo, fondamentalmente, tramite il suo corpo” e “Un uomo senza corpo può essere consapevole di se stesso, non per questo cessa di essere uomo”. Occorre questa distinzione tra corpo e intelligenza per essere consapevoli?
Farei una distinzione tra corpo, macchina sensibile, e memoria, ossia ciò che permette ad un essere umano di considerarsi come tale anche se il corpo non funzionasse più. Sì credo che sia necessaria per essere consapevoli della propria via.

L’amore come antidoto al male e all’orrore?Come educazione sentimentale per “sentire” ancora?
L’amore descritto nel libro è una possibilità di continuare a vivere, una possibilità di consolazione e di espiazione.

Pare che il viaggio di Kurt non abbia fine, eppure la simbolica conclusione del romanzo pare affermare che sia giunta la fine di un “mondo scomparso”, cosa ha voluto comunicarci?
La metafora della lacrima di Kurt rappresenta la chiusura di un circolo, l’esperienza della vita, il punto finale, il recipiente che contiene l’ultimo intento di appropriazione del carnefice. Esistono tuttavia molto chiavi di lettura, è una fine aperta, può essere vista come il finale in un’opera tragica.

Può dirmi in breve qualche cosa che racchiuda il suo modo di essere
Se devo descrivermi, lo faccio attraverso i miei libri, i miei personaggi, le mie storie, ecco i miei libri mi rappresentano bene.

Progetti per il futuro?
A maggio uscirà una nuova novella e spero di continuare come ho fatto sino ad ora, scrivo da dieci anni, sebbene solo con il libro “L’offesa” la Spagna mi ha scoperto e salutato come una rivelazione.
Il mondo editoriale è perverso e sono un po’ dispiaciuto e offeso nel constatare come le grandi case editrici si appropriano dei lavori di quelle piccole ed è attraverso queste ultime che si può avere, a mio parere, della buona letteratura.

claudia caramaschi e moira origoni

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