Intervista a Marcello Simoni

Giovane scrittore comacchiese, archeologo e ricercatore, Marcello Simoni svolge attualmente la professione di bibliotecario. Ha al suo attivo diversi saggi di etruscologia, storia e agiografia, e da un paio di anni cura l’importante rassegna letteraria “Librandosi” che si svolge nei mesi estivi presso il Lido degli Estensi (FE), in collaborazione con l’amico libraio Leonardo Romani.

Il suo thriller storico El secreto de los cuatro angeles, pubblicato e tradotto in Spagna per Boveda Editorial, sta riscuotendo un grosso successo.

Come è maturata l’idea di un thriller di ambientazione storica medievale?

Il Medioevo è un periodo storico che mi ha sempre affascinato. Ciò non deriva dal fatto che venga etichettato (erroneamente) con la definizione di “secoli bui”: il buio – inteso come dimensione dell’intolleranza, della violenza e dell’ignoranza – caratterizza aspetti anche attuali delle vicende umane, e non lo si può cancellare nascondendolo dietro una cattiva interpretazione storica. Il Medioevo, al contrario di quanto spesso si dice, è stato un periodo caratterizzato dallo sviluppo della medicina, della matematica, della scienza in generale, ma pure della filosofia, dell’arte e della teologia. L’aspetto più curioso della cultura medievale è tuttavia la sua componente esoterico-paganeggiante, che sfocia in quel sapere occulto comunemente definito “ermetico”. Secondo questa tradizione, evocare esseri soprannaturali equivarrebbe a una vera e propria scienza. Anzi, a un’arte. Il mio romanzo parla appunto di questa arte: l’evocazione angelica.

Come è arrivata la proposta di pubblicare in Spagna il tuo romanzo?

Bóveda Editorial (Madrid) ha subito creduto nel mio romanzo, ribattezzato per l’edizione spagnola con il titolo El secreto de los cuatro Ángeles. Di questa fiducia gli sarò sempre grato. Sono altrettanto grato alla traduttrice e a chi ha curato l’editing e la grafica del libro, facendo a mio avviso un lavoro impeccabile. Essere pubblicato in hard cover all’estero, tramite un grosso distributore, è per me motivo di grande soddisfazione. Ma la cosa principale – cosa che credo valga per ogni scrittore – è vedere il proprio lavoro compreso e apprezzato dal pubblico.

Il protagonista de El secreto de los cuatro Ángeles, Ignacio de Toledo è preda e predatore al contempo. Con quali dinamiche affronti nel tuo romanzo la relazione tra sete di conoscenza e quella di potere?

Ignacio de Toledo è un mercante di reliquie castigliano che ha avuto il privilegio di studiare in gioventù presso lo Studium di Toledo: un luogo in cui i trattati scientifico-filosofici (quindi anche ermetici) della tradizione orientale venivano tradotti in latino. Perciò, per Ignacio, conoscenza e potere coincidono: solamente chi conosce il mistero della vita ne è il padrone assoluto. Al contrario, il potere derivato dalle alte cariche e dalla ricchezza è un miraggio destinato a svanire, lasciando l’uomo con un pugno di mosche. Ma Ignacio non è solo un sapiente: è anche un uomo d’azione, pronto a mentire e a ingannare pur di ottenere ciò che vuole. In definitiva, egli possiede “il genio dell’intrigo”: espressione, questa, già usata da Dumas per caratterizzare il suo D’Artagnan.

In una serata di “Librandosi”, la riuscita rassegna letteraria estiva del Lido degli Estensi che curi con il libraio Leonardo Romani, mentre erano ospiti Eraldo Baldini e Carlo Lucarelli si è parlato molto della tecnica della suspance nei romanzi noir e thriller. Quale ruolo attribuisci alla suspance nella tua narrativa?

La suspance è un elemento essenziale, irrinunciabile: la definirei il vero e proprio respiro della storia, il motore che muove le fila della narrazione. In un romanzo “ad alta tensione” che si rispetti, la verità si scopre sempre al ritmo di colpi di scena.

Il tuo romanzo è ambientato nel XIII secolo, in un equilibrio precario tra il mondo laico e quello religioso. Possiamo parlare di un mondo antico attualizzato?

L’equilibrio tra il mondo laico e quello religioso è una costante nella storia umana, riassumendosi nella battaglia tra ragione e fede (libertà e obbedienza, dubbio e accettazione) che affrontiamo quotidianamente noi tutti. Ragionando per esteso, un romanzo storico sarà sempre attuale poiché l’uomo, con i suoi sentimenti, è la chiave di volta che “attualizza” ogni periodo storico: l’amore, l’ambizione, la sete di conoscenza, l’odio, la sofferenza, sono valori universali che ci rendono tutti fratelli di fronte allo scorrere del tempo. Esisteranno sempre uomini come Ignacio de Toledo. Esisterà sempre una verità da cercare, un mistero da svelare, una causa per cui morire.

Il concetto di homo viator che caratterizza la forma mentis medievale e che permea anche le tre le cantiche della Divina Commedia simboleggia l’incessante ricerca del sapere, ma anche della conoscenza di se stessi. In quale chiave affronti questo concetto nel tuo romanzo?

Ignacio de Toledo è l’homo viator per antonomasia. Egli, pur di scoprire la verità, è disposto a rinunciare a tutto: alla propria reputazione, alla propria famiglia e forse persino alla propria vita. Questa scelta lo porterà a progredire nel suo viaggio, ma pure a riscoprire se stesso. Il cammino che intraprende però non è di natura mistico-teologica, come avviene nella Divina Commedia o nel Libro della Scala di Maometto, ma è di carattere iniziatico: la conoscenza a cui ambisce è infatti proibita dalla Chiesa poiché affonda in radici pagane, e forse addirittura sataniche.

Quali sono i tuoi autori preferiti e le letture che hanno contribuito ad ispirarti la trama?

L’espressione autori preferiti è generica: io leggo molto, e quasi sempre scelgo romanzi di autori che mi piacciono. Capisci quindi come sia difficile rispondere alla tua domanda. In gioventù ho amato Verne, Salgari e London per poi passare a Calvino, a Hesse, a Poe e a Lovecraft (tutte letture, credo, formative per il mio stile di scrittura). Attualmente passo dal poliziesco al romanzo storico con molta disinvoltura: sono onnivoro. Adoro Fred Vargas, Arturo Pérez-Reverte e Joe Lansdale. Per quanto riguarda la letteratura italiana, ho una spiccata predilezione per Valerio Evangelisti, senza tralasciare frequentazioni occasionali di Alan D. Altieri, Eraldo Baldini e persino Wu Ming… Ma se vuoi saperne di più sui miei gusti, sappi che a Librandosi ho invitato gli scrittori che apprezzo maggiormente. Non credo però che l’elaborazione della mia trama derivi da un libro preciso o dall’influenza di uno scrittore in particolare, anche perché stendendola ho cercato di fondere elementi disparati che vanno dal gotico al rocambolesco, dal noir al romanzo di cappa e spada, alternando enigmi a momenti d’azione. Nondimeno, credo che il mio El secreto si ascriva a pieno titolo nel filone del romanzo di genere.

Hai mai pensato di scrivere un romanzo a quattro mani?

Scrivere un romanzo, per me, è un’esperienza molto personale. Inoltre mi piace lavorare da solo, senza imposizioni, senza vincoli. Diciamolo pure, ho un bel caratteraccio.

El secreto de los cuatro Ángeles è un romanzo unico o fa parte di un progetto più ambizioso? Prevedi un sequel?

El secreto è il primo romanzo di una trilogia incentrata sulla figura di Ignacio de Toledo: il misterioso mercante di reliquie che, fino all’ultimo, avrà sempre qualche segreto da svelare. Attualmente sto lavorando al secondo romanzo della saga, in cui metterò in scena altri aspetti inquietanti dell’esoterismo medievale. Ci tengo però a precisare che non amo i romanzi a puntate: ogni mio libro è una storia a sé, con un inizio e una fine. Fare il contrario sarebbe disonesto nei confronti dei lettori. Inoltre non sopporto le storie tagliuzzate.

katia romagnoli

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