Marino Magliani

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Avrei voluto scrivere Una questione privata di Beppe Fenoglio, siccome é già stato fatto, non mi resta altro che raccontare di uomini che hanno davanti un bosco, un muro o un mare, e che crollano, inseguiti, o hanno paura.
In quanto ai libri che non avrei voluto scrivere, non ce sono, se mai che avrei voluto scrivere diversamente. Tant’ é che in una storia con la quale sto trafficando ultimamente, e che non si puó ascrivere al genere noir, tento di riprendere molte vecchie tematiche.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Non mi sento uno scrittore di genere, amo le contaminazioni, credo che Franz Krauspenhaar in una sua recensione al mio romanzo Quattro giorni per non morire, apparsa su Letture, abbia detto delle cose molto chiare, parlando di un libro che sta sul bordo del genere e di una << una storia impiantata sull' azione con la misurata lentezza...>>

Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Nessuno scrive al colonello, di Garcia Marquez é il sempreverde. La canzone quella del mio paesaggio e della mia lingua, Creuza de ma di Fabrizio De André. Un film da riguardare é la storia di un uomo che é riuscito a scappare, Papillon.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
La scrittura e la letteratura mi permettono di alzarmi la mattina all’ alba, di respirare in un certo modo e di sognare. Sotto quest’ aspetto non mi sfameranno ma mi << danno >> da vivere.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Molto favorevole, nonostante non abbia mai seguito un corso di scrittura – ma questo perché finora non ho avuto occasione di farlo. Si impara a scuola a fare la malta per gli intonaci, le cotture dei piatti, il servizio a tavola, si impara a scuola a usare i colori e i pennelli, perché non si dovrebbe imparare a smontare un romanzo e rimontarlo e a usare la lingua e a dosarla. (diego david)

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