Massimo Mongai in pillole

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere

Avrei voluto scrivere “Fer-de-lance”( La Traccia del Serpente) la prima avventura di Nero Wolfe, di Rex Stout, perché è perfetto. Questo per il giallo, però, mentre per la Fantascienza avrei voluto scrivere “Crociera nell’infinito” di Van Vogt, perché è pure lui perfetto!
Quanto ai miei, mi dispiace ma sono soddisfatto di tutti e 10.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Sono uno scrittore di genere, dato che ho scritto dieci romanzi, cinque di FS e cinque gialli; e questo è accaduto del tutto per caso, come credo accada sempre. Se mi vuoi far dire che uno scrittore è uno scrittore e basta e che un buon romanzo giallo o di FS deve prima di tutto essere un buon romanzo e via di questo passo, non te lo dico perché è ovvio, banale, è un cliché ormai senza senso. In realtà scrivere un buon romanzo di genere è più difficile che non scrivere un buon romanzo mainstream. Capolavori a parte, certo.


Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
“I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, “Ho in mente te”
dell’Equipe 84 e “My fair lady”. Il primo perché anche se
gli italiani finiscono per odiarlo dato che è materia
scolastica obbligatoria, in realtà è un bellissimo romanzo
scritto nel 1840 e dintorni ( 1828 prima edizione poi le
altre) con un italiano ancora oggi elegante e direi
moderno, comprensibile, gradevole ed una storia che
potrebbe essere riscritta “para para” oggi, mutatis
mutandis, certo. La canzone perché mi ricorda i miei 16
anni e anche tutte le volte che dopo di allora mi sono
ricordato i miei 16 anni. E “My Fair Lady” perché l’ho
visto 20 volte, in italiano ed in inglese, e nono ostante
il mio primo analista (che era omosessuale, ahimé) avesse
cercato di convincermi che io mi identificavo in Elisa
Doolittle, io mi sono sempre identificato nel professor
Higgins

Si può vivere di sola scrittura oggi?
E quando mai lo si è potuto fare? “Carmina non dant panem”
lo dicevano i romani 2000 anni fa. Ci sono le eccezioni,
certo, ma confermano la regola. Il 99% degli scrittori fa
un altro mestiere. Io mi barcameno. Non mi barcameno male,
ma mi barcameno. Pago pane e rose, bollette e ciliege, e
nulla di più. D’altra parte, serve altro?

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura
creativa? Perchè?

Favorevolissimo, se no come mi barcamenerei? Lo diceva
anche Steven King che le scuole servono se non altro ad
uno scrittore professionista per barcamenarsi. Del resto
io tengo i corsi che tengo alla Scuola Omero che è scuola
serissima e balle non ne dice a nessuno. Per imparare a
scrivere occorre leggere, e più leggerai, meglio
scriverai, e questo lo diciamo sempre agli studenti,
ammesso che non lo sappiano. Il resto è pratica,
esperienza, trucchi da professionista, fatica fisica,
ripetizione, scrivere non 10 pagine ben scirtte ma 500 e
poi altre 500 e poi ancora; ma soprattutto la cosa
principale che può e deve darti è la motivazione a
scrivere, ogni giorno, quasi tutti i giorni, per qualche
anno. Nulla die sine linea…

paolo roversi

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