Seconda serata all’insegna del Noir.
Si parte con Pino Insegno che legge un brano da ” Il sole di mezzanotte ” di Jo Nesbo.
Prima della lettura, con la sua simpatica verve, Insegno ha sottolineato importanza di usare bene a voce.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, ma anche e soprattutto la voce svela molto di noi.
I toni, i colori, gli accenti e le sfumature delle nostre parole sono rivelatori e vanno usati e calibrati nel modo giusto. Pur salvaguardando il patrimonio dialettale, è importantissimo parlare bene la propria lingua , sostiene Insegno, e magari imparare  a farlo davanti a un  pubblico.
Questo  qualcosa che andrebbe insegnato nelle scuole, come già avviene in molti paesi del nord Europa e anglosassoni.
Tocca poi a Gianrico Carofiglio con la sua “Estate fredda“. Una presentazione che ha preso spunto dal libro per ricordare anche l’esperienza personale dell’autore in qualità di magistrato in quegli anni di stragi e sottolineare come loro, quasi paradossalmente, sentissero l’importanza di continuare a lavorare con ” normalità ” pure in un momento così difficile e doloroso, in una situazione eccezionale, che di normale non aveva proprio nulla.
Perché solo il diritto/dovere alla normalità , fondamentale virtù etica e civile, può contrastare certi fenomeni.
Interessante e arricchita di aneddoti la sua riflessione sul linguaggio giuridico, che lui usa e riporta in una lunga parte del libro e che lo affascina per la sua delirante astrattezza. Un linguaggio quasi surreale usato come “lingua del potere” che allontana invece di avvicinare.
Carofiglio conclude regalando la sua definizione di ” un buon investigatore” che è colui che dubita, che sa abbandonare le ipotesi non avvalorate dai fatti, che non si prende troppo sul serio, che sa cambiare idea e che non è vittima di giudizi o pregiudizi morali. Con ironia ha anche affermato che lui ” ama non essere d’accordo con se stesso”.
