Sangue freddo – Robert Bryndza



Robert Bryndza
Sangue freddo
Newton Compton
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La segnalazione  non ha  lasciato scelta all’ispettore capo Erika Foster,  in servizio  alla stazione di polizia di Lewisham, e ora  lei e la sua numero due, l’ispettore Moss, stanno arrancando lungo le sponde del Tamigi per raggiungere il luogo del ritrovamento piantonato da una giovane agente volontaria.  Davanti a lei, nella sabbia notano subito la  valigia di stoffa talmente malconcia e  logora. Da  un buco sull’angolo spuntano due dita di una mano pallide ed enfiate. Infilandosi i guanti di lattice, le due poliziotte spostano il macabro contenitore e Moss spazza via la sabbia scoprendo una zip arrugginita. Dopo un paio di tentativi a vuoto, riesce  ad aprire e  Erika Foster si trova davanti qualcosa di inatteso e piuttosto scioccante: nell’interno della valigia c’è il corpo nudo di un uomo, al quale hanno segato testa e gambe per far entrare tutto nella valigia. Il volto della vittima è gonfio e tumefatto, si suppone per renderlo  irriconoscibile, e  dalle sue labbra, grandi e violacee, spunta la lingua nera, ingrossata. Un gran brutto spettacolo.
La scientifica già in un primo controllo troverà nella valigia anche un sacchetto di plastica trasparente con dentro una fede, un orologio e una catenina d’oro da uomo. Ma niente documenti, bisogna attivarsi subito  per riuscire a identificare il morto. Ciò nondimeno il giorno dopo, per un colpo di fortuna,  uno dei detective mandato di rinforzo alla squadra,  ricorda che tra le miriadi di casi  da lui esaminati la settimana prima   c’era stato anche quello di un uomo a passeggio  lungo il Tamigi con il cane nei pressi di Embankment, Chelsea. L’uomo del cane aveva trovato una valigia, nel letto in secca  del fiume, con dentro il corpo di una donna, sui venticinque anni  La donna, dalle foto scattate  sulla scena del crimine evidentemente giovane e bella,  era nelle stesse condizioni dell’altra vittima: decapitata e smembrata. Con una settimana di meno nell’acqua, la decomposizione aveva fatto meno danni, tanto da consentire di appurare  subito  che il  volto della ragazza era stato percosso di proposito e con grande ferocia  fino a  renderlo irriconoscibile.
Ma con due persone uccise allo stesso modo, poi chiuse in una valigia e buttate nel Tamigi, è molto probabile che ci sia stato  un legame o qualche connessione tra loro. E l’indagine dovrà allargarsi per forza…
Nuovo caso questo A sangue freddo, il quinto per Erika Foster creata dalla penna di Robert Bryndza. Ritroviamo infatti, e non ci dispiace, la  protagonista cult della serie  l’ispettore capo Foster, slovacca di origine, bionda, molto alta e, benché sia ancora giovane, una donna sola.
Ma Erika è vedova, suo marito Mark, poliziotto come lei, è morto durante un azione con lei al comando e purtroppo anche il suo ispettore,  James Peterson, con il quale dopo anni di lutto  aveva finalmente intrecciato una umanizzante relazione, è rimasto gravemente ferito in azione al suo fianco e stenta a riprendersi…
Ora però  torniamo a Sangue freddo. Benché nessuno avesse denunciato la loro scomparsa si scoprirà che le due vittime erano una coppia. Lui di mezz’età, senza lavoro e reduce da due matrimoni falliti, lei strampalata, drogata marcia, ventiquattro anni, figlia dei comproprietari di una rinomata concessionaria d’auto, in pessimi  rapporti con la famiglia. E non possiamo dimenticare che nel corso dell’autopsia è saltato fuori che l’uomo aveva nello stomaco una cinquantina di capsule piene di cocaina. Quindi era un corriere della droga? Fatto fuori per uno sgarro? Ma pare da escludere che sia stato fatto eliminare dai trafficanti. Avrebbero provveduto a sventrarlo e ripulirlo. E allora perché mai i due male assortiti innamorati sono stati uccisi. Si tratta di una vendetta, di una punizione? 
Mentre Erika e il suo team si immergono nel vortice del  lavoro, noi lettori  cominciamo a supporre che la polizia di Levisham non sia  sulle tracce  di un qualunque assassino ma forse di un serial killer, che potrebbe essere  già pronto a ricominciare…
Purtroppo però, mentre Erika immagina anche lei quella possibilità  e  facendo progressi con le indagini intravede all’orizzonte una pista abbastanza promettente, quando insomma comincia a capirci qualcosa, qualcuno collegato alla sua squadra va in tilt  e, per sua colpa  Erika subisce una violenta aggressione, un feroce attacco personale che la spedirà in ospedale con un braccio rotto, due costole fracassate  e dopo la  costringerà  a casa per un lungo riposo forzato. Un grosso ostacolo che, mischiato ai tanti e tristi  problemi legati alla sua disastrata vita privata, rischia di tenerla fuori dalla caccia all’uomo.
Ancora una volta tutto sembra contro di lei, ma  con la successiva drammatica scoperta di nuove vittime a  conferma della sua ipotesi di un serial killer, l’ispettore capo Foster non avrà  scelta: appena sarà in grado, dovrà tornare al lavoro. E quando  il numero dei morti aumenterà  ancora,  nella squadra e nei loro superiori subentrerà  la certezza  che il serial killer si stia divertendo a  giocare a rimpiattino con gli inquirenti, spargendo ad arte degli indizi dietro di sé. 
Erika insiste testarda, non si dà per vinta, ritorna sui suoi passi, continua indomita a scavare ma mentre finalmente inizia a mettere insieme e incastrare  le tessere  del puzzle, il caso assume  una nuova crudele piega.
In un attimo la posta in gioco diventa cruciale, tutti i passi necessari vengono  fatti immediatamente, ma riuscirà Erika a intervenire prima che sia troppo tardi? Il tempo sta per scadere e lei deve affrontare l’incubo di una scoperta inquietante…
Erika e la sua squadra sono ben consci che ogni piccolo errore potrebbe rivelarsi fatale.
Trama ben costruita per un bel thriller che offre una notevole suspence,  come Bryndza sa fare molto bene, accompagnata da  dialoghi ben calibrati e pause di riflessione sorrette da perfette ambientazioni. E l’autore, come d’abitudine, gioca con i sentimenti dei personaggi, buoni o cattivi che siano, concedendo stavolta largo spazio al punto di vista del male: volontà di plagio, errate convinzioni o propositi di sopraffazione, il ritenete di avere l’assoluto diritto di impadronirsi di quanto c’è di meglio a ogni costo. E se per farlo bisogna uccidere, così sia.

Patrizia Debicke

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