Una notte a Milano – Intervista a Andrea Carlo Cappi

copertina_milano_notteTornano le voci noir di per raccontare le notti di Milano. A un anno di distanza dall’uscita della prima fortunata raccolta “Un giorno a Milano”, dodici scrittori milanesi per nascita o adozione ci fanno fare uno speciale tour nero, nerissimo, in una notte novembrina. Nove racconti all’insegna del male, che vive e pulsa, che può avere affascinanti occhi a mandorla, che ti può guardare dalle vetrine di un grande magazzino del centro, che ti scorre sotto i piedi, nelle viscere della città , che corre su un treno, o che scende tutti i piani di una casa popolare.
Perché il male può avere mille voci, accenti e lingue diverse, può cambiare forma, motivazioni, ma non la propria sostanza che è follia, odio, rabbia,vendetta, sangue.

A un anno esatto dall’uscita di ” Un giorno a Milano”, esce ” Una notte a Milano”, qual è il fil noir che unisce i due libri ?

La città, ovviamente Milano. L’unità di tempo – ventiquattr’ore per «Un giorno a Milano» e dodici per «Una notte a Milano». L’intreccio fra loro di elementi delle singole storie che vanno a comporre una sorta di romanzo a più voci. Quali sono le difficoltà nel curare una raccolta? Di norma, calcolare bene i tempi di lavoro dei singoli autori e inserire l’editing dei racconti nel mio programma lavorativo, fra traduzioni, romanzi in lavorazione, racconti da scrivere per antologie altrui, etc. In questo caso si è aggiunto il montaggio degli elementi che da un racconto contaminavano gli altri e, naturalmente, la stesura della quota di racconto a quattro mani con cui ho partecipato io. Come nell’antologia dell’anno scorso, la parte che scrivo io è l’ultima e quindi, ancora più delle altre, il crocevia delle varie storie che compongono il libro,

268290_2216648332558_6327711_n(1)Nell’ultima raccolta sono state incluse anche voci femminili, che nella prima mancavano. Pentimento tardivo? Scherzi a parte, credi che le donne abbiano un punto di vista diverso sul noir, o un modo diverso di narrarlo?

In realtà l’antologia «Un giorno a Milano» è nata tra un gruppo ristretto di autori quasi tutti presenti nel momento in cui ce ne sono venute le idee di base… e l’unica donna presente in quel momento, al termine di una serata Borderfiction all’Admiral Hotel di Milano, era una nota critica letteraria specializzata in narrativa di genere… Non vedo una netta distinzione a priori di punti di vista sul noir. In positivo, vedo che le donne colgono aspetti del mondo femminile che agli uomini possono sfuggire e che possono essere applicati al noir dalle autrici che vi si dedicano. In negativo, piuttosto, costato che è l’editoria che – spesso con arbitrio fastidioso – cerca di decidere che cosa donne e uomini dovrebbero scrivere e per chi.

Credi davvero che: “La Milano di notte non perdoni”?

Milano già perdona difficilmente di giorno. Di notte le è più facile nascondere il peggio di sé tra le ombre. Una città strafatta di cocaina per credere di essere ciò che non è. Una «Milano da morire», per citare un mio titolo della serie «Medina» riproposto di recente da Cordero Editore. Del resto a Milano è notte anche di giorno, per buona parte dell’anno

. Ci sono differenze noir tra Milano diurna e quella notturna?

Di giorno si fanno gli affari sporchi che si possono fare alla luce del sole, si può rubare l’Expo, truccare qualche appalto, fingersi onesti professionisti di successo… La notte si passa ai traffici che è più difficile occultare, alle situazioni in cui i mostri non hanno più bisogno di mascherarsi.

Ogni autore ha la sua personale definizione di ” noir”, mi dici la tua?

Non ho una definizione precisa: in fondo i contorni tra giallo e noir spesso si confondono, a meno di non limitare il colore giallo alla detective story classica (usanza diffusa, ma imprecisa). Ho un tipo di giallo o di noir che preferisco scrivere e che si applica anche alle mie storie di spionaggio. Non un’indagine per scoprire cosa c’è dietro un omicidio e arrivare a una soluzione finale limpida, ma un percorso che può avere obiettivi criminali, un’indagine in cui tutto quello che si scopre può essere spiacevole per i protagonisti, un mondo in cui l’unico modo di fare una sorta di giustizia è confondere le regole del bene e del male. Pratica questa che non approvo nella realtà, ma trovo catartica nella letteratura.

Dammi una frase che definisca ogni racconto della raccolta.

Pastori: hardboiled alla milanese. Boero: efferatezza al femminile. Di Marino: mezzanotte di fuoco. Ingrosso: con la notte non si scherza. Foderaro: attenzione a Julius Ebola. Besola-Ferrari-Gallone: l’inferno senza cristallo. Cappi-Ermione: dove il ghiaccio scotta. Lugli: giungla di sangue. Bastasi: non è tutto oro quello che lucciola.

“Una notte a Milano” CalibroNoir Novecento Editore

 

Cristina Aicardi

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