Utili memorie

«Io vivo la mia vita e scrivo ciò che vedo», ripeteva Anna Politkovskaja, la giornalista russa, uccisa sulle scale di casa, mentre tornava dal supermercato, il 7 ottobre 2006.
Curiosamente, forzando un po’ sia le sue parole sia quello che ha visto, in Cecenia e a Beslan, il drammaturgo Stefano Massini è riuscito a restituirci con straordinaria efficacia la sua vita e le sue inchieste, in un testo portato sulla scena da Ottavia Piccolo, alla tre giorni milanese di Usciamo dal silenzio. Spero che Una donna non rieducabile trovi molti palcoscenici.Perché è forte, commovente e perché forse, il 23 giugno, all’ex Pini, eravamo più che il giorno del funerale della Politkovskaja a Mosca.
In vita, Anna corse sempre il “rischio dell’anonimato”, anche se scriveva: «Perché corro tutti questi rischi? Solo per spiegare che la gente in Cecenia ha paura per me, e lo trovo molto commovente. Hanno paura per me più di quanto ne abbia io, ed è così che sopravvivo».

In Cecenia le davano al tempo stesso la caccia (russi e filorussi) e l’amavano (la gente comune). A Mosca tentavano di ignorarla in tutti i modi. Però l’hanno uccisa e non hanno voluto nemmeno fingere uno straccio di inchiesta.

Per questo non è inutile che almeno noi (e il nostro teatro) non la dimentichiamo. Mentre ci riflettevo, pensavo anche che la memoria è, per noi donne, perfino più necessaria che per gli uomini: se no, fra poco ci saremo dimenticati che una bambina di 11 anni è appena morta in Egitto perché la mamma voleva farle fare la mutilazione genitale come regalo per la promozione, a scuola. O che, in Italia, è stato vietato vendere in farmacia i contraccettivi fino al 1976. Solo per dire. Ricordare, per noi, è andare avanti.

Per questo mi piacciono i libri “biografici”. Come Il falsario di Caltagirone (Sellerio) di Maria Attanasio. Che è la storia di un personaggio tanto italiano da sembrare inventato. Invece Paolo Ciulla, pittore, falsario, rivoluzionario e fallito, è vissuto davvero: dal 1867 al 1931, quando si spense all’Albergo dei poveri invalidi. Nell’ottobre del 1922, quasi in concomitanza con la Marcia su Roma, Ciulla fu beccato a falsificare banconote. In modo perfetto, da ottimo artista qual era. Condannato, uscì dal carcere nel 1927, cieco. Ad aspettarlo non c’era nessuno. Maria Attanasio non ha scritto un saggio, ma un romanzo. Perché Ciulla in qualche modo è diventato la sua “ossessione”. L’ha riportato in vita.

Sarebbe un bel film.

Il prossimo appuntamento con WW di Valeria Palumbo è per giovedì 12 luglio e, come sempre, saranno veri DiRottamenti, percorsi inaspettati su territori già battuti.

valeria palumbo

Potrebbero interessarti anche...