Il giallo come antidepressivo




Il giallo come antidepressivo

Compralo su Compralo su Amazon

Ogni tanto mi prende un po’ di depressione. Non so se capita anche a voi (spero di no). La salute latita, le cose non vanno come devono andare, e insomma tutto è grigio, tutto è triste. L’asma, la prostata, il giradito, la pensione striminzita, la suocera con l’Alzheimer che vuole andare a casa sua quando è già a casa sua, la tegola rotta, il freno che non funziona, il lavandino che gocciola, la cacca di piccione sul tetto della macchina, il mutuo (del figlio) che ti assilla, il solito tizio basso e tarchiato su tacchi alti che dice che tutto va bene quando tutto va male, e via e via e via.

E’ proprio in questi momenti che mi soccorre il giallo, comprensivo di noir e thriller. Io sarò pure sfigato (penso) ma guarda un po’ cosa succede ai disgraziati maledetti che vivono, seppur di fantasia, in queste pagine. D’altra parte che il giallo risulti il luogo più adatto alle disgrazie è nella sua stessa natura. Il fatto che ci sia come minimo un morto ammazzato già questa è una disgrazia. Per il morto ammazzato, se non aveva intenzioni suicide, per coloro che gli erano affezionati davvero e per quelli rimasti fuori dal testamento.

Ma un solo morto ammazzato è una rarità come le mosche bianche (e infatti io non ne ho mai vista una). Di solito i morti ammazzati sono un esercito, una caterva. Una trenata di morti ammazzati strangolati, sbudellati, sparati, bruciati, accoltellati e insomma “ati” in tutte le salse e in tutti i modi. E già questo ti tira un po’ il morale. Si starà male ma sempre meglio di chi non c’è più (così si dice, anche se ogni tanto mi viene il dubbio che chi non c’è più non stia poi tanto male).

Insieme ai morti ammazzati ci sono le disgrazie dei personaggi, quelli che in una storia rimangono vivi perché l’autore non è riuscito a trovare il modo giusto per farli morire. Ultimamente in grande spolvero. Più disgrazie, più divertimento per i lettori. Una vera e propria rincorsa alla disgrazia. Non voglio scrivere cose già scritte e riscritte ma se al protagonista principale, maschio o femmina che sia, sono stati strappati dall’infame Destino soltanto i genitori e gli rimane da accudire un fratello scemo e una sorella pasticcata gli va di lusso. Soprattutto se la notte non è tormentato da incubi che risalgono alla sua infanzia e non c’è un cretino là fuori che cerca, appunto, di farlo fuori.

Nei momenti più critici, quando perfino mio figlio sembra assumere le fattezze di La Russa e un brivido corre lungo la schiena, mi butto anche sugli autori. Non bastandomi le sofferenze dei personaggi a gettare un raggio di luce sulla mia penosa esistenza. Ce ne sono a iosa, a valanga, da dà a’ maiali come si dice in gergo popolare dalle nostre parti. Basta leggere qualche biografia pescata in qua e là a caso. Ubriachi fradici, picchiati, violentati, traditori e traditi, carcerati, pazzi, drogati, separati, divorziati, risposati, ridivorziati, mille mestieri, un calcio in culo e giù nella merda. Vita difficile, dura, violenta che mi fa tirare un sospiro di sollievo.

Insomma il giallo, comprensivo di noir e thriller, sarà pure un mezzo per passare il tempo, o per riflettere sui problemi della società, o sugli abissi dell’animo umano. A me serve soprattutto come supporto psicologico. Un balsamo per le mie ferite. Praticamente un antidepressivo.

fabio lotti

Potrebbero interessarti anche...