L’isola assassina



Carlo Bonini
L’isola assassina
Feltrinelli
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Carlo Bonini, inviato di Repubblica, è un ottimo giornalista di inchieste che hanno fatto la storia del nostro Paese, una su tutte Mafia capitale da cui ha ricavato “Suburra” libro nerissimo, scritto a quattro mani con Giancarlo De Cataldo) e dal quale Stefano Sollima ha tratto l’omonimo film; Bonini però è anche uno scrittore (raro) che sa trarre spunto da fatti realmente accaduti, per ricavarne storie cupe che pur essendo vere, hanno il pregio di leggeresi come romanzi del nostro tempo disadorno e gonfio di violenza. Succede con questo nuovo libro, “L’isola assassina” (Feltrinelli, pp. 222), in cui l’autore racconta l’orribile storia della giornalista Daphne Caruana Galizia, una donna molto ostinata e altrettanto determinata di 53 anni che amava il suo Paese, l’isola di Malta, ma soprattutto amava la verità. Fu bollata di stregoneria, in quella piccola isola in cui l’unica cosa che conta è fare soldi (come non importa) e ha pagato con la vita. Daphne è stata infatti arsa viva come una strega saltando in aria con la sua Peugeot in un pomeriggio di ottobre del 2017, a pochi metri da casa.
Dietro a quella morte, in un’isola che nulla sembra avere a che vedere con l’Eurozona, il rigore economico e finanziario voluto dall’Europa di Strasburgo di cui Malta è parte, esiste un vero e proprio far west di loschi affari, miserie, delitti, traffici, insomma tutto ciò che rende un Paese corrotto e senza valori. Per mesi nel suo quasi-romanzo a tinte fosche e cupe, Bonini ha continuato il lavoro di Daphne, alla ricerca della verità spezzata dalla bomba messa nella sua macchina da tre balordi un anno fa. Duecento pagine che bruciano e ustionano fino a far male, un lavoro capillare, svolto con il gruppo dei 44 giornalisti delle 18 testate internazionali che hanno condiviso con Repubblica il “Daphne project”, un’inchiesta permanente, che ha raccolto il testimone di Daphne, per di mostrare a chi l’aveva assassinata, che aveva ucciso lei ma non le sue storie.
Malta, che si trova a novanta chilometri dalla Sicilia, cinque secoli fa è stata il baluardo dell’Occidente contro gli Ottomani, oggi è diventata la porta d’accesso per oligarchi ex sovietici, trafficanti e riciclatori di denaro sporco e boss del gioco d’azzardo; in questa minuscola isola la corruzione si è infiltrata nelle stanze del potere politico e ha contaminato poliziotti, magistrati, burocrati e l’Europa, osserva con disincantata indifferenza questo enorme buco nero di malaffare mondiale. Tutto ciò l’aveva scoperto Daphne Caruana Galizia che sul suo blog non risparmiava di fare nomi e di raccontare la corruzione esistente; Bonini ne raccoglie l’eredità raccontanado la storia di questa donna coraggiosa ma soprattutto coglie lo spunto per scrivere di questo Paese “orribilmente sporco” (direbbe Pasolini). L’isola assassina, appunto.

Mauro Molinaroli

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