Com’è vero che bastano due sassolini a monte perché a valle arrivi un meteorite. Il commissario Salvo Montalbano e la sua squadra pensano di sbrigare l’ordinaria amministrazione raccogliendo la denuncia di un furto con molestie subito dalla conducente di un’auto o la segnalazione della costruzione di una strana porta in un casolare in mezzo alla campagna. Montalbano poi è come se fosse eterodiretto da un sogno oracolare, così maligno da presentare Catarella che si esprime in perfetto latino. Poi però le apparenze piano piano tolgono i veli che le nascondono dal sole e si mostrano per quelle che sono in realtà : autentici drammi che chiudono storie mai state in grado di mettere a posto i conti col proprio passato.
Una lama di luce è il titolo scelto da Andrea Camilleri per sintetizzare l’ultima avventura del suo figlio prediletto. Un redde rationem per il commissario più celebre d’Italia, non un caso come gli altri.
Il libro delle premonizioni, dei sogni anticipatori e delle sensazioni a distanza che si vivono come laceranti e immotivate sofferenze per poi trasformarsi in improvvise pacificazioni, intima presa d’atto su ragioni e fatti che comunque si continuano a non conoscere. Perché l’impressione è che ultimamente a Camilleri importino più le sorti personali di Montalbano, il suo equilibrio interiore, che l’indagine su cui ha da rompersi ciriveddro e cabasisi. E lo stesso vale per Livia, la storica fidanzata che vive nella lontana Boccadasse, del cui rapporto oggi il commissario viene investito in tutta la sua immensa stanchezza (anche per via di una nuova donna, Marian, che gli ha rapito i pensieri). Con lei Montalbano sperimenta la viltà , il temporeggiamento e gli stratagemmi col trucco come uniche armi per non dover ancora scegliere tra la Dea della lagna e quella della generosità . Nudo di fronte a se stesso, ci penserà la vita a sospingere una soluzione, anche se il commissario saprà trovare la personalità per agire e non semplicemente reagire. E, anche per loro, sarà il passato a offrire una lama di luce, pur se nella più tragica delle sue affermazioni. Più Marinella dunque che Vigata. Più psiche, nervi e sangue che celluline grigie. Nel cambio non ci si perde.