Ferro e sangue – recensione e intervista a Liza Marklund

downloadFerro e sangue, il nuovo e attesissimo libro di Liza Marklund, pubblicato in Italia dalla casa editriceMarsilio, è il capitolo conclusivo della saga dedicata alla giornalista Annika Bengtzon.
Gli amanti della giallista svedese dovranno adeguarsi al cambio di rotta deciso dalla scrittrice: come annuncia nell’intervista rilasciata a MilanoNera in occasione di Tempo di Libri, Liza Marklund ci lascia esterrefatti dichiarando che non scriverà più gialli. La regina del thriller svedese conclude con un ultimo capitolo mozzafiato la serie dedicata alla famosa giornalista Annika.
Un ultimo capitolo ricco di novità, cambiamenti, nuove e vecchie paure, elementi e persone che tornano a galla, sconvolgendo la vita e i sentimenti di Annika. Il ritmo costante e battente scandisce ogni capitolo, valorizza ogni argomento di cui Liza ci vuole parlare, dedicando ampio spazio a temi che le stanno a cuore e che lei desidera affrontare per chiudere il cerchio di una storia durata tanti anni. Innanzitutto, l’ultima avventura di Annika inizia con la volontà di tornare indietro nel tempo, per affrontare un passato che continua a torturarle il cuore e che non vuole saperne di abbandonarla, che la costringe a convivere quotidianamente con terribili fantasmi e scheletri nell’armadio.
La mancata risoluzione di alcuni traumi personali spinge Annika a tornare nel passato, a riprendere in mano un’inchiesta abbandonata e dimenticata da ormai 15 anni. Era appena arrivata alla Stampa della Sera quando dovette imbattersi in un caso di omicidio tra i più orripilanti della sua carriera. Forse perché la vittima era una ragazzina di appena 15 anni, o forse perché erano i primi casi di Annika, il primo approccio a una realtà fitta di orrori e vergogna, ma quel caso, anche dopo 15 anni nel dimenticatoio, non smette di tormentare l’anima di Annika. La giornalista si sente quasi responsabile della mancata risoluzione del caso, la tragedia le pesa addosso come un macigno, come se essa stessa fosse colpevole. Abbandonare quella ragazzina le strazia il cuore e un senso di colpa vividissimo si impossessa di lei, sempre più spingente, sempre più avvolgente.
Annika sceglie di seguire nuovamente una pista già battuta sia da lei che dalla polizia, per poter raccontare la vita di quella ragazzina, per capire se il colpevole della sua morte sia veramente il suo fidanzatino dell’epoca. Come può aver ucciso senza essere assalito dai sensi di colpa?, si chiede Annika, mettendo in dubbio sia la colpevolezza che l’innocenza del ragazzino.
Perché è proprio questo che tormenta Annika: un terribile senso di colpa, che cerca di mascherare pensando alla morte di una ragazzina, ma che è qualcosa di molto più personale. Il suo senso di colpa, ciò che le dilania il cuore e che non l’abbandona da anni, è l’omicidio più traumatizzante: l’omicidio di Steven, ucciso dalla stessa Annika mentre lui cercava di farle del male.
L’ultimo capitolo della saga dedicata alla giornalista è un tuffo nel passato, la risoluzione di molti traumi lasciati nel dimenticatoio, l’affronto di problematiche sino ad ora soffuse e abbandonate nell’angolo più remoto della coscienza. Un ultimo e terribile capitolo, ricco di colpi di scena, di sangue, di ferro e di energia. Una potenza narrativa che conosciamo bene, che è propria di Liza, che, diciamoci la verità, ci mancherà tantissimo.

Ma ora lasciamo che sia Liza a rispondere alle nostre domande, nell’intervista rilasciata durante la fiera Tempo di Libri a Milano.

lizaCome ci si sente a essere la regina del giallo svedese?
Non bevo nulla. Tranne lo champagne. E mangio solo cioccolata! A parte gli scherzi… sono una celebrità orribile. Non ho interesse nel farmi conoscere dalle persone. In Svezia non ho mai rilasciato interviste, in dieci anni non mi è mai interessato. Quel che mi interessa è il mio lavoro, essere capace di fare ciò che sto facendo. Amo davvero il mio lavoro. Del resto non mi interessa nulla.

Ti capita di aver paura di deludere le aspettative dei lettori?
No, mai. Perché io scrivo per me stessa. Non devo lasciare niente, perché questo progetto è nato molto tempo fa nella mia mente. E so esattamente dove voglio andare e dove voglio arrivare. Ci è voluto più tempo di quanto mi aspettassi, per una serie di ragioni, ma so dove mi sto dirigendo. E la mia unica paura è non è essere più in grado di fare ciò che faccio: potrei morire, finire tutto perché sono troppo esausta, scoprire di avere l’Alzaimer, o qualsiasi altra cosa. La mia paura è non essere più in grado di finire il progetto che ho iniziato. Non mi preoccupo di nient’altro.

Liza Marklund è molto impegnata nella difesa dei diritti umani. Ti volevo chiedere se ti spaventa questo nuovo assetto mondiale, questo fragile equilibrio sull’orlo dello smantellamento. Credi che possa scoppiare davvero una guerra?
Uh… Trump. È folle. E il fatto che gli americani abbiano messo un pazzo alla Casa Bianca è spaventoso. È al di là delle parole. Io spero solo che ci siano delle persone attorno a lui che riescano a fermarlo. Ma so che gli idioti sono ovunque: guarda per esempio la Corea del Nord, guarda Putin. Sono tempi spaventosi, ma credo che dobbiamo imparare la lezione e sperare che persone dotate di senso fermino questa idiozia e questo tentativo di distruggere il mondo.

La nuova era digitale sta cambiando il nostro modo di comunicare. Credi che avremo maggiori difficoltà, che diventeremo inadeguati e inetti nella comunicazione personale?
Credo che non sia internet il problema ma il prendere coscienza di ciò che si dice e che si scrive. Bisogna essere consapevoli dell’effetto e del significato delle proprie parole e rendersi conto di ciò che potrebbero causare. Una politica d’informazione per far prendere coscienza alle persone, facendogli capire che internet e i social network sono mezzi nuovi, intelligenti e utilissimi ma che devono essere usati con coscienza e consapevolezza, secondo me è sempre più necessaria.

Il tuo impegno nella difesa dei più deboli è riconosciuto in tutto il mondo, ed è ben chiaro nel libro Fondazione Paradiso. In Italia il tasso di femminicidi è aumentato vertiginosamente. Pensi ci sia un modo per contrastare questo fenomeno?
Le donne sono esseri umani. E questo problema può essere superato se gli uomini capiscono che la donna è un essere umano, non qualcosa di “inferiore”. Le diverse culture hanno un diverso modo di vedere e valutare questo argomento, ma se potessimo considerare unicamente i diritti umani e non le differenze culturali, ogni problema potrebbe scomparire.

In Ferro e sangue Annika fa un salto indietro nel tempo. Torna indietro di 15 anni e affronta una serie di problemi e questioni personali irrisolte. Anche Liza in questo momento della sua vita sta affrontando qualcosa che ha lasciato indietro, o Ferro e sangue nasce con la speranza di creare qualcosa di nuovo, un nuovo futuro personale e anche lavorativo?
La nostra vita non è così parallela… Il mio progetto aveva un inizio, e volevo dargli una fine e concludere la storia. Credo però che ognuno può trarre vantaggio da un confronto con il proprio passato, io sto cercando di farlo concettualmente, per il momento. E credo sia davvero ottimo provarci, invece di rifuggire dal passato. Anche se è difficile ammettere i propri errori, le stupidità che si pensavano o si facevano un tempo, che ci provocano vergogna, ma ammettere gli errori commessi è importantissimo. Io provo a farlo tutti i giorni. Trovo che sia interessante ed eccitante scandagliare tutte le paure e i segreti che ognuno ha, da scrittrice mi trovo spesso ad affrontare i segreti degli altri, a cercare di entrare nelle loro menti.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sentiremo ancora parlare di Annika?
Annika non tornerà più. No, è troppo occupata. Ho alcuni piani ma non voglio anticipare nulla. Solo, non scriverà più crime. Scriverò qualcosa di diverso…

Tutto quello di cui scrivi, le violenze, le emozioni, le sensazioni dei tuoi personaggi: le hai provate in prima persona, realmente o con la fantasia? Come fai a esprimerle così dettagliatamente in un libro che vende, che è bello?
Questa è la parte divertente! Puoi essere chi vuoi. Puoi essere persino il killer. O la vittima. La parte difficile è fare in modo che tutto si concateni. Scrivere, però, è un’esperienza molto più semplice rispetto che provare per davvero, in prima persona, quelle emozioni. E no, non ho mai avuto simili esperienze, in prima persona. La realtà è la mia fonte di ispirazione. Quando scrivo, innanzitutto parto dal creare un panorama completo su ciò di cui voglio parlare. Poi penso ai personaggi, che via via si caratterizzano, si espandono, prendono forma. Credo che il processo creativo di scrittura sia molto simile alla recitazione. C’è qualcosa in me che mi spinge a parlare di determinati argomenti, ma non è necessario che io abbia vissuto le stesse esperienza: mi basta guardare la realtà.

Cosa potresti dire a un giovane scrittore esordiente nel genere thriller? Quale consiglio gli daresti? Sii coerente con te stesso, abbi forza, fai esperienza, oppure semplicemente lascia che la creatività si esprima senza pensare al pubblicare…?
Si, tutto quel che dici e preferibilmente allo stesso tempo. Devi fare tantissima pratica. Devi leggere tantissimo. È come suonare il piano. La prima volta che lo suoni non puoi pretendere di essere in grado di suonare Beethoven. Ma con la pratica potrai. Leggere e scrivere molto è la combinazione vincente. Ma anche cercare altre combinazioni, altre strade, altri linguaggi. Essere curiosi e fare molta pratica.

 

 

Federica Bruno

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