Uno sporco lavoro



Bruno Morchio
Uno sporco lavoro
Garzanti
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Uno sporco lavoro. La prima indagine di Bacci Pagano
Una telefonata di una vecchia amica, ma a Bacci Pagano basta una parola per riconoscere Maria, accettare la sua richiesta e fare la visita di compassione in ospedale. Maria è invecchiata, i suoi fastosi capelli ricci all’Angela Davis, oggi ingrigiti, sembrano spenti, ma gli occhi sono ancora quelli di allora, verdi, penetranti e che sanno di mare. Un lampo, i ricordi condivisi e le lancette dell’orologio che riavvolgono velocemente il nastro del tempo rimandano Bacci Pagano indietro di trent’anni, ad allora, a metà degli anni ottanta. Pieve Ligure: villa incantata, sontuosa ambientazione da albergo a cinque stelle arrampicata sulla scogliera con piscina e discesa a mare per fare il bagno e annessa servitù ad hoc. Il primo incarico di Bacci Pagano come investigatore privato? Eh già! Il primo proposto e preso al volo: fare da guardiaspalla a un cosiddetto manager di stato, Rissi che i media definiscono l’Ingegnere milionario, nuovo ricco rampante, milanese con legami con certa politica, alla giovane moglie e al figlioletto. Un lavoretto pulito, onesto e pagato fior di quattrini? Bacci ha accettato praticamente a scatola chiusa: doveva. Trecentomila lire al giorno, sabato e domenica compresi, inclusi vitto e alloggio per un totale di una ventina di giorni e dunque, tirate le somme, per lui un guadagno lordo di circa sei milioni. Aveva bisogno di cominciare a lavorare e guadagnare, senza perdere altro tempo perché per rimettere in ordine la casa, acquistare qualche vestito decente, la licenza vergine d’investigatore privato e l’ufficietto in Piazza de Marini si era mangiato tutti i suoi risparmi e la scarna eredità dei genitori. Bacci Pagano è arrivato alla villa, ha parcheggiato la Vespa, ha preso possesso della sua stanza, siede a tavola e, incantato della vista che da lassù spazia fino a Levanto, fissa i dorati riflessi nel suo calice pieno di Cristal, champagne che costa come una sua giornata di lavoro o più, mentre rammenta gli anni sprecati da innocente in carcere fino ad essere poi, per fortuna, mondato di ogni colpa e i cinque anni successivi sempre in giro per il mondo, per stordirsi, provare a dimenticare. Ma poi doveva tornare a Genova. È lì che Bacci ha deciso di vivere, mettere a frutto le sua capacità di intuizione, la sua natura, se stesso e aprire un’agenzia investigativa. Nella villa però, la profusione di cibi, vini e lusso non basta a coprire la realtà e cioè che la quotidiana atmosfera è quasi incandescente e qualcosa di tangibile stride. I rapporti tra l’ingegner Rissi suo datore di lavoro e Adriana la moglie, bella conturbante ex attrice, di vent’anni più giovane, non sono proprio idilliaci. La giovane donna si mostra spesso sovreccitata, sopra le righe o viceversa si rinchiude per interi giorni nella sua stanza, assente, abulica. Ma ben altro mette Bacci sull’avviso: scendendo a mare ha visto che, quale minacciosa sentinella proprio davanti alla piccola spiaggia privata della villa, staziona alla fonda nella rada un grande misterioso yacht. E lui, pian piano, pur attirato e distratto dalla bella e giovanissima Maria, baby-sitter ma in realtà vice mamma del piccolo Daniele Rissi di due anni, intuisce che il suo compito di guardaspalle non è liscio come dovrebbe e invece potrebbe coprire strani e sporchi intrighi. Ci sono loschi personaggi che a diverse ore del giorno per terra o per mare ruotano attorno agli occupanti della villa. C’è l’ intimidatoria passeggiata da parte di uomini armati sul gommone… Non gli resta che affrontare Rissi a viso aperto per cercare di capire cosa succede davvero. Ha accettato l’incarico, sa di dover proteggere lui e la sua famiglia, non si tira indietro, però percepisce il marcio e sa che non può più fidarsi di nessuno. Quella che sembrava la facile impresa di una nuova vita, senza rogne, pochi rischi con un incarico importante e ben pagato, ha trascinato Bacci fra gli sporchi traffici di alleanze sotterranee tra politici e malavitosi in un’Italia, solo coperte dall’intenso sfavillare del benessere economico. Ma ormai è in gioco e deve giocare preparandosi ad affrontare una mortale sorpresa. Una tragedia è là, in agguato. Uno sporco lavoro è la prima nostalgica indagine di Bacci Pagano, il genovesissimo investigatore dei carruggi. Un altro mistero legato al suo passato, forse fitto di rimpianti e pericoli, ma anche di amori, bella musica, magari un bicchiere colmo di nettare, caffè nero e buona cucina. Quanta strada hai fatto Bacci per diventare l’irrinunciabile personaggio cult di Bruno Morchio. E quanta ne farai ancora?

Patrizia Debicke

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