Il trattamento del silenzio – Gian Andrea Cerone



Gian Andrea Cerone
Il trattamento del silenzio
Guanda
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L’unità di analisi del crimine vivendo sta vivendo un momento di calma. La chiusura del caso precedente ( Le notti senza sonno n.d.r.) ha lasciato ferite, non solo fisiche, da curare.
Il Commissario Mandelli  è in una fase un po’ confusa della sua vita: sarà la crisi di mezza età, sarà lo stress causato da quell’ultima affannosa caccia al serial killer, ma sente di avere bisogno di una pausa.
Per questo si è preso un congedo di sei mesi per dedicarsi alla sua grande passione: la storia, inscrivendosi a un corso di specializzazione all’università.  Dopo l’entusiasmo iniziale però , comincia a sentirsi vecchio e fuori posto.  Forse non è questa la normalità che cercava, lo scudo che dovrebbe proteggerlo dal male che combatte quotidianamente.
L’amore della moglie non basta, gli manca la sua squadra, la sua seconda famiglia, allargata, composita e compatta, e gli manca il lavoro. Ha una spia in questura che ha l’ordine di informarlo nel caso dovesse arrivare qualche caso importante… e il caso importante, ovviamente non si fa attendere.
In una villa viene ritrovato il corpo martoriato e inchiodato alla libreria di un vecchio professore, misantropo, collezionista di libri rari, membro della Milano che conta. Nonostante a capo delle indagini ora ci sia il suo vice Casalegno, il suo figlioccio, diverso ma complementare, ben presto Mandelli rientrerà a pieno titolo nelle indagini anche perché, oltre all’atroce omicidio del professore, ci sarà anche da investigare su  un altro caso che parte proprio dall’università che aveva frequentato.
Ed ecco quindi che si ricompatta la squadra, variegata ma omogenea, in cui affetto e solidarietà vanno di pari passo con dedizione e competenza. Anche il nuovo arrivo, una viceispettore proveniente dalla catturandi di Palermo, si inserisce da subito in questo meccanismi ben oliato.
Come già in Notti senza sonno, il ritmo frenetico dell’indagine, sei giorni al cardiopalma, è inframezzato dal racconto delle vicende personali dei protagonisti che pagina dopo pagina si arricchiscono e crescono, combattendo insieme i crimini e la loro solitudine.
L’autore dedica a ognuno ampio spazio, donando loro profondità e spessore umano.
È proprio la squadra nel suo insieme che entra nel cuore del lettore. Un insieme di personalità diverse e distinte, per carattere e provenienza che sanno creare un meccanismo perfettamente oliato, che si muove all’unisono. Persone che hanno fatto del lavoro la loro normalità, quella che Mandelli pensava di poter trovare altrove e che invece è proprio lì, nel suo quotidiano confrontarsi con la cattiveria degli uomini, cercando di combatterla con le armi della giustizia.
Nonostante cattiveria e malvagità siano i punti centrali del libro, non manca una certa dose di ironia, che serve ai personaggi per stemperare la tensione e rimanere attaccati a quella regolarità di vita che il loro lavoro mette continuamente a  rischio
Cerone è bravo a tessere la trama, seguendo e intrecciando i molteplici piani narrativi e le diverse indagini, in cui non mancano colpi di scena, davvero imprevedibili. La scrittura, che indugia e accelera seguendo il racconto, è ricca e il taglio è cinematografico, diversi piani sequenze che si alternano nei momenti cruciali del romanzo. L’alternarsi della prospettiva di narrazione  tra i poliziotti e l’assassino regala pathos e coinvolgimento.
A fare da contorno la città di metropolitana di Milano, dal centro alle periferie, con il suo traffico, la sua sbandierata multiculturalità, il suo esasperato essere “alla moda” e, infine, i suoi angoli nascosti, quelli ricchi di storia, di leggende, la Milano più vecchia e autentica. Una Milano in continuo movimento, tra luci e ombre, dove il male sembra trovare sempre nuovi modi per attecchire.
Toccherà alla squadra di Mandelli cercare ancora una volta di fermarlo.
 

Cristina Aicardi

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