La cassa refrigerata. Commedia nera n. 4 – Francesco Recami



Francesco Recami
La cassa refrigerata. Commedia nera n. 4
Sellerio
Compralo su Compralo su Amazon

Francesco Recami continua ad affettare, a fette sottili, la società in cui siamo precipitati. Il suo “La cassa refrigerata – Commedia nera n.4”, edito da Sellerio, parte dalla morte di Maria Carrer, ottantaduenne signorina, che viveva in un paesino veneto isolata nella sua villetta, il 4 settembre 1992, poco amata perché ricca e tirchia. Ma allora che ci fanno una ventina di persone in attesa che l’addetto delle pompe funebri apra la porta della villetta in cui la signora viveva, per dare il via all’esposizione della salma, contenuta in una bara refrigerata?
La vulgata popolare sostiene che la Carrer avesse l’abitudine di nascondere in casa i soldi, tanti soldi, rivenienti dalle sue proprietà. E che poi si dimenticasse anche i nascondigli. È morta senza parenti prossimi, nel gruppetto di persone in attesa c’è soltanto un lontano nipote, che però la conosceva a malapena e non la frequentava. Il becchino apre la porta della villetta e si scatena un’autentica caccia al tesoro. Inizialmente dissimulata, poi sfacciata e frenetica, alla ricerca dei soldi, ma anche di un testamento segreto.
Centottanta pagine si dipanano tra litigi, prese di posizione, interventi autoritari e tre cadaveri che si aggiungono alla vecchia Carrer. Chi li ha uccisi? E perché? I protagonisti sono rimasti chiusi e isolati perché una sorta di diluvio universale ha isolato la villetta dal resto del mondo. Ed è in questo microcosmo, che oscilla tra classico thriller e humour britannico, che Recami dà il meglio di sé, mentre i personaggi che nel momento di massimo affollamento sono 24, compresi un bambino di pochi mesi e la defunta, riescono a dare il peggio di se stessi. I numeri sono importanti: si tratta di una commedia, pur nera, e anziché in capitoli è suddivisa in scene, trenta, all’inizio delle quali Recami riporta perfidamente il numero dei protagonisti, ad esempio: 22 persone + 1 bambino viventi; una persona defunta. Un modo per riepilogare quanto accaduto nella scena precedente, ma anche per tenere la tensione su quanto sta per accadere. 
Tra i cacciatori del tesoro succede di tutto, oltre a tre omicidi, accuse e controaccuse, avidità evidenti e inimmaginabili, matrimoni che documentano il proprio sfaldamento e amori improvvisi, conditi da sesso per errore, magagne e furbizie, storie personali inconfessabili e fraintendimenti, voglia di potere e razzismo, creazione di comitati e di servizi d’ordine, mozioni d’ordine e giunte esecutive, violazioni della privacy e violenze, risse e sorprese. Una vera e propria autopsia della nostra società e dei vizi privati e collettivi, dei luoghi comuni e del cinismo di cui ci nutriamo.
E Recami sembra avere tra le mani una telecamera, che inquadra primi piani per poi allargare l’inquadratura sulla scena, illustrando e illuminando con cruda ferocia miserie umane, convinzioni che naufragano nel giro di pochi secondi, litigi banali e rivendicazioni personali, ipocrisie e peccati, pregiudizi e odii. Su tutto prevale l’interesse personale e la fredda razionalità, che attraversano trasversalmente generazioni diverse, per età, cultura e condizione sociale, livellando la situazione al livello della melma che il nubifragio comincerà a fare entrare nella cantina della villetta. E su quel fango continueranno a galleggiare dinamiche di gruppo ed equilibrismi personali, finché non arriveranno i salvatori, che faranno saltare il tappo, dando una svolta imprevista alla situazione.
Se non si ha paura di specchiarsi, va assolutamente letto.

Michele Marolla

Potrebbero interessarti anche...