L’odore acido di quei giorni – Paolo Grugni



Paolo Grugni
L’odore acido di quei giorni
Laurana
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Uscito a febbraio nella sua quarta edizione, L’odore acido di quei giorni di Paolo Grugni (Laurana Editore) è, senza ombra di dubbio, uno dei più bei romanzi che mi sia capitato di leggere recentemente.
Persiceto, vicino a Bologna, fine ’76. Alessandro Bellezza, un tempo valente chirurgo, radiato poi dall’ordine per avere curato alcuni compagni dell’estrema sinistra, si è reinventato, più per pietà che per denaro, un mestiere: recuperare, e curare quando possibile, animali feriti o morti sulle strade intorno al paese. Durante una notte invernale piena di neve, ritrova invece quello che sulle prime gli pare il cadavere di una donna e se lo porta a casa, con l’intenzione di avvisare subito i carabinieri. Ma telefonare è impossibile, a causa della tormenta che fa saltare tutti i collegamenti, e ben presto Alessandro scoprirà che la donna non è affatto morta, come aveva creduto nel buio notturno, anche se ridotta molto male in seguito a una misteriosa aggressione.
Per Alessandro, sarà questo l’inizio di un incubo, che durerà per tutto l’inverno. Chi è la donna misteriosa? Cosa ci faceva per le campagne attorno a Persiceto? Quanto c’entra con alcuni omicidi misteriosi, che hanno per obiettivo donne di mezza età uccise in modo crudele? E soprattutto, se la donna non è l’autrice di questi efferati delitti, chi è il misterioso e spietato assassino?
Questa la (bellissima) trama gialla/noir del libro, che però non esaurisce tutta la narrazione, anzi.
Il lettore scoprirà infatti ben presto come anche un piccolo borgo come Persiceto sia toccato, nel bene e soprattutto nel male, dai grandi eventi della Storia, quella con la maiuscola, e lo farà ripercorrendo brevemente, con Alessandro protagonista, quel periodo attorno alla metà degli anni Settanta, sanguinoso e buio per molti aspetti ma anche ricco di fermenti vitali e desiderio di cambiamenti in positivo, scandito dai comunicati della neonata Radio Alice, storica antesignana delle radio libere, destinata a concludere  in modo drammatico la sua attività dopo pochi mesi.
Anche nei tranquilli centri attorno alla grande città la realtà è infatti spesso molto diversa dall’apparenza, e Persiceto non fa eccezione. Da alcuni fatti sanguinosi avvenuti in paese verso la fine del grande conflitto mondiale, si dipanerà a poco a poco il filo drammatico di una turpe vicenda che giunge fino agli anni del romanzo e vede agire scaltri vendicatori, infiltrati di vario colore, non tutti mossi da sinceri ideali, le mosse ambigue di chi agisce e trama all’ombra del potere, le contestazioni violente verso i partiti allora al governo ma anche verso il PCI considerato da molti troppo “contiguo” a certi ambienti, il susseguirsi di scontri senza pietà fra estremisti di destra e di sinistra, attentati, omicidi, rapine ed espropri proletari, tutti puntualmente riportati, appunto, dai microfoni di Radio Alice.
I comunicati dell’emittente diventano così una specie di colonna sonora di quegli anni, un’epopea drammatica e nostalgica a un tempo, che ripropone come tristemente attuali istanze e problematiche ancora oggi irrisolte.
Nell’amaro finale alcune vicende si chiariranno, ma le trame oscure che muovono la Storia rimarranno, per molti versi, ancora tali, perché spesso gli impulsi ideali non bastano contro poteri e interessi troppo più forti: “La verità non era solo che con un punto di vista si cercava di esaurire il mondo, ma che nessuno ci capiva un cazzo e che si finiva con gli insulti ad Andreotti e alla sua cricca di collusi con la mafia mangiando pane e fette di salame tagliate alte”.
Come ho detto, un gran bel romanzo, che riesce benissimo a mescolare e fondere fatti storici e finzione letteraria in modo davvero appassionante, avvincendo il lettore sin dalle prime righe e mantenendo una tensione altissima sino al termine, un libro che consente al lettore di leggere un giallo coinvolgente ma anche e forse soprattutto di imparare parecchio su un periodo importante della nostra Storia troppo spesso volutamente dimenticato.
Da non perdere, assolutamente.

 

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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