Ruggine



stefano massaron
Ruggine
einaudi
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E’ il luglio 1977 a Limito di Pioltello, periferia nord est di Milano. Accanto ai casermoni di un agglomerato popolare, sorge un deposito di rottami, campo giochi e di battaglie dei ragazzini del quartiere. Quando un pedofilo inizia a rapire e massacrare le bambine, perň, per Sandro, Cinzia e i loro compagni tutto č destinato a cambiare, fino all’inevitabile resa dei conti, fra la ruggine e le putrelle. () Nel libro, gli avvenimenti di allora si alternano alle riflessioni dell’insospettabile pedofilo ed al resoconto dell’incontro, quasi trent’anni dopo, fra Sandro e Cinzia, quando entrambi possono finalmente fare i conti con l’antica tragedia.

Un racconto mozzafiato, scritto senza una sbavatura, un po’ Stephen King di
“Stand by me”, un po’ Lansdale de “La notte del drive in”, un po’ “I ragazzi della via Pal”, con il plusvalore della straordinaria ambientazione costituita dal labirinto di ferraglia. Autentica protagonista del libro, l’angusta e mostruosa astronave di sbarre, tubi, ganci, pozzi, lamiere e catene, č un mondo in continuo mutamento, quasi un organismo vivente, un intestino ferroso e buio dove ogni cosa taglia, ammacca, sporge, graffia, dentro cui predominano le sensazioni tattili, prima fra tutte quella dell’onnipresente ruggine, descritta con tanta efficacia che alla fine ce la si sente fin sotto le unghie. E cosa dire del microcosmo che abita le case popolari, quell’emigrazione meridionale ancora non assimilata? Ci si rende conto che č giŕ storia e non si puň evitare il magone… Un libro davvero bello, a riprova che, chi ha talento, sa realizzare autentici gioiellini usando solo materiali di genere.

donatella capizzi

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