Un’estate a Borgomarina – Enrico Franceschini



Enrico Franceschini
Un’estate a Borgomarina
Rizzoli
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Il terzo appuntamento con Andrea Muratori, detto “il Mura”, giornalista in pensione, detective per caso e alter ego dell’autore, Enrico Franceschini, può sembrare un inno all’amicizia, al sesso spensierato, alle grandi mangiate, a quel senso di comunità che è croce e delizia dei piccoli centri, alla tranquillità di un inaspettato nebbione in riviera romagnola. 

In “Un’estate a Borgomarina”, ed. Nero Rizzoli, invece, l’ex inviato giramondo (nella realtà e nella finzione) fa compiere un deciso passo avanti all’allegra combriccola dei “tre moschettieri, che poi erano quattro”. E il Prof, l’Ing e il Barone, insieme con il Mura, si trovano a slalomeggiare tra un messaggio in codice di Leonardo, legato alla costruzione del porto canale di Cesenatico/Borgomarina e nascosto in un libro della biblioteca Malatestiana di Cesena, e un bunker tedesco sotterraneo con sopra un faro, una maestra che ha avuto come studenti praticamente tutti gli abitanti di Borgomarina e che conserva foto, ma anche ritagli di giornali che riguardano i suoi ex alunni e la voglia di garantire tranquillità e normalità ai turisti, l’unica vera grande ricchezza della piccola città romagnola. 

Eh sì, perché l’unico obiettivo comune è quello di non disturbare le vacanze degli ospiti di alberghi, lidi, ristoranti. Tutto deve filare liscio. E anche la comparsa di un cadavere eccellente nelle acque del porto canale, è meglio derubricarla presto a incidente, oppure trovare in fretta il/la colpevole, per mettere tutti tranquilli.

Dicevamo del passo avanti che Franceschini fa compiere ai suoi personaggi. Soprattutto il Mura si ritrova a riflettere su come la sua idea romantica di crescere e invecchiare insieme agli amici d’infanzia o di classe, possa poi scontrarsi con la quotidianità e rimanere inquinata dalle gelosie, dalle ripicche, dalle piccole sopraffazioni e dai soldi. Tanti soldi. È questo l’unico, vero, valore assoluto che guida le azioni degli umani, anche tra chi ha giocato nelle stesse stradine, ha nuotano nello stesso mare, ha avuto le prime esperienze amorose al riparo degli stessi ombrelloni. Il fattore scatenante di questa indagine appassionante, colta, divertente e dissacrante al tempo stesso è la scoperta che il cadavere ripescato nel porto appartiene ad Amos Zoli, imprenditore-affarista con il conto in banca più grosso, l’albergo più grosso, lo yacht più grosso e anche altro più grosso, come sosteneva lui da vivo. Uno che non si è fatto mancare nulla, strappando a morsi la vita con un solo obiettivo: i soldi. Perché con i soldi si può avere tutto: potere, donne, oggetti. E chissenefregava delle ferite lasciate un po’ dappertutto. Uno che ha calpestato praticamente tutti, anche i suoi compagni di scuola, pur di raggiungere i suoi obiettivi e che lasciava dietro di sé una scia fatta di rancori e, in qualche caso, di vero e proprio odio.

La figlia di Amos Zoli affida a Muratori il compito di indagare sulla morte del padre, perché non crede alla ricostruzione e alle accuse fatte dai carabinieri. E qui comincia una sarabanda di situazioni, di rimandi letterari (i più evidenti Umberto Eco e Agatha Christie), di scoperte e di giuste punizioni. Un autentico tourbillon che rischia di travolgere il Mura, che si ritrova anche ad affondare nelle acque del solito porto canale, salvato da un’anziana piadinaia, che gli farà scoprire delizie inattese e impensabili. Le scoperte e le sorprese non riguardano soltanto il protagonista principale, ma anche il lettore che, guidato per mano da un ritmo sapiente e che alterna momenti incalzanti a situazioni quasi cullate dai ritmi dell’estate, si ritroverà a riflettere su temi ben più profondi. 

Franceschini è sempre più convincente con questi suoi gialli in salsa romagnola, fotografia autentica di un’Italia divisa tra divertimentificio turistico e realtà in cui crescono le disuguaglianze, oscuri rappresentanti del potere pronti a tutto e onesti lavoratori che hanno soltanto la possibilità di continuare a tirare la carretta, tra ruspanti prenditori a qualunque costo e solidarietà tra sfigati. I personaggi creati da Franceschini in questa terza avventura acquistano spessore, si fanno qualche domanda in più, non si limitano a vivere quello che gli capita, sono diventati più sfaccettati, pur mantenendo le caratteristiche goliardiche di fondo. 

La conferma che il modo migliore per far riflettere è far sorridere. 

Michele Marolla

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