Il cinese



Andrea Cotti
Il cinese
Rizzoli
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Nel mondo editoriale di oggi, dove molto di ciò che esce è uguale o quasi a molto di ciò che è giù uscito, avere un’idea originale è già di per sé un ottimo punto di partenza. Andrea Cotti che – mea culpa – non leggevo dai tempi di “Tre”, era il 1996, quell’idea l’ha avuta: un poliziotto cinese. E “Il cinese” è anche il titolo del romanzo appena uscito per Rizzoli (il numero 10 della collana nera). Luca Wu, vice questore aggiunto, è nato a Bologna da una famiglia cinese, ma si trova catapultato a Roma, e a volte non sa qual è casa sua. Vive alla Garbatella e indaga nel quartiere di Tor Pignattara sulla morte di due connazionali, padre e figlia di 4 anni. Wu è un personaggio molto ben caratterizzato e sostanzialmente diverso dagli altri poliziotti. Pratica il Vin Tsung, e dall’antica arte marziale ha appreso forza e saggezza. Sotto le due Torri ha lasciato il piccolo figlio e la moglie, che ama ma con la quale comunica soltanto tramite email che contengono link di canzoni. Wu è un traditore seriale, ma non se ne vanta. Infatti nel romanzo ci sono pagine che trasudano di malinconia (all’ultima pagina io ero colmo di commozione). La scrittura di Cotti è semplice ed efficace, molto cinematografica, frutto della collaborazione a parecchie sceneggiature ben riuscite. A volte forse eccede nei particolari dell’indagine. E proprio questo lo porta all’unica pecca del libro, che per il resto si posiziona tra i 5 migliori noir dell’anno: a un certo punto al lettore attento emerge chiaro l’indizio che conduce dritti alla soluzione dell’indagine: ma Wu se ne accorge soltanto 150 pagine dopo. Non è stato facile trovare “Il cinese” nella piccola città di confine dove abito. Le librerie sono tre: una non la frequento per scelta, nella seconda non era arrivato, mentre nella terza ce n’era una copia a disposizione (il giorno seguente, però, a quello stabilito per l’uscita). La collana nera di Rizzoli, insieme a Sabotage di E/O (Pulixi su tutti), è per me una delle migliori oggi in circolazione per gli appassionati di noir: forse varrebbe la pena spingerla di più. No? Se fosse una canzone “Il cinese” suonerebbe come “Una chiave” di Caparezza (nella recente versione live del cd “Prisoner 709”). Voto: 8+

Alessandro Garavaldi

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