Torto marcio



Alessandro Robecchi
Torto marcio
Sellerio
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Tre omicidi scuotono il ventre molle della cupa e operosa Milano.
Tre cadaveri trovati con sopra appoggiato un sasso.
Tre omicidi che si insinuano nella ricca borghesia milanese.
E’ questa la scusa che Robecchi ci offre per portarci per mano nel girone infernale che è la Milano di oggi. E probabilmente non è solo Milano.
Una città in cui gli anni ottanta non sono mai finiti, anni che non sono “tanto tempo fa” come scrisse Stefano Benni in una canzone. Hanno solo cambiato faccia, ma gli attori sono quasi gli stessi: palazzinari, corsari della finanza, con qualche mafia in più che sgomita per ricavarsi uno spazio. La differenza la fa solo l’aumento della povertà, anzi, delle povertà. Un fenomeno che ha contribuito ad allontanare sempre di più le periferie dal contesto cittadino.
Con la sua prosa rapida, concisa e diretta ci conduce a scoprire una città a 360°, dai quartieri di lusso alle sterminate distese di case popolari di S. Siro, tra lerciumi e miserie umane, sociali ed etiche.
In questo romanzo non c’è ironia, c’è una grande e desolante amarezza di fondo che aleggia dalla prima all’ultima pagina. Una sensazione di sconforto che ci sprofonda in un maelstrom senza speranza e che ben si accompagna alle visioni bibliche e alle tristezze blues di Bob Dylan.
Bob Dylan, grande passione di Carlo Monterossi, autore televisivo annoiato e disgustato, con la propensione a trovarsi spesso nella situazione sbagliata al momento sbagliato. Meno vero in questo libro dove assume ruolo di comprimario, un po’ offuscato dalla squadra della questura che conduce indagini ufficiose e collaterali sugli omicidi, in parallelo al baraccone montato ad arte dalla Prefettura e dal Ministero degli Interni, vista la tipologia delle vittime. Poliziotti dal volto umano.
E’ un ballo ben orchestrato quello ordito dall’autore per far muovere i molteplici personaggi che concorreranno, spesso involontariamente, a dipanare la matassa di una storia che sembrava irrisolvibile.
Le motivazioni dei delitti paiono venire da lontano, da tempi in cui si sperava si potesse avere un mondo migliore. Ma la domanda è, in fondo, dove sta la ragione? E se nessuno avesse ragione? E se avessimo, invece, tutti torto? Un torto marcio?

This is how I spend my days
I came to bury, not to raise
I’ll drink my fill and sleep alone
I pay in blood, but not my own.”

(Pay in Blood – Bob Dylan)

Paolo Manacorda

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